Care colleghe, cari colleghi,

come promesso riprendiamo il tema del nuovo applicativo per la rilevazione delle presenze e assenze denominato HR Suite EVO (vedi comunicato al link) per offrire una sintesi delle segnalazioni che abbiamo ricevuto e raccontarvi alcuni retroscena.

La fase iniziale della sperimentazione (novembre 2024) è stata complicata sia per le/i colleghe/i coinvolte/i sia per chi si è adoperato, in APOS in particolare, per implementare al meglio le specifiche necessarie (es. tasto inverti timbratura, completa timbratura ecc.) sulle quali in alcuni casi (es. conteggio in evidenza delle giornate lavorate da remoto) si sta ancora lavorando.

Quello che qui ci preme disvelare è il retropensiero che ha portato a strutturare questa nuova architettura informatica come l’ennesima gabbia calata addosso al personale TA.

Se in altre Amministrazioni Pubbliche tanto si parla di “equilibrio tra vita privata e lavoro” e si trovano strategie e soluzioni innovative per consentire ai dipendenti una migliore conciliazione vita/lavoro anche tramite una maggiore flessibilità, in Unibo si va nella direzione opposta.

Infatti, tra le nuove funzionalità dell’applicativo EVO, in risposta alle sollecitazioni di alcune/i Responsabili apicali (Direttori/trici, Dirigenti, ecc.), è stato inserito l’obbligo di giustificazione scritta per tutte le variazioni orarie che si scostano della linea oraria standard anche solo di un minuto e per tutte le uscite durante l’orario di servizio, anche per un semplice caffè.

Va anche segnalato che il nuovo sistema crea forti perplessità per le sue esplicazioni pratiche: difficoltà di monitoraggio e utilizzo/recupero delle ore a credito e debito, complessa gestione delle varie giustifiche e delle autorizzazioni da parte delle/i responsabili degli uffici, continue richieste di informazioni e revisioni in capo alle/ai “referenti tempus”.

In buona sostanza la Governance intende spingere al massimo la propria filosofia di stampo padronale, nonché retrograda, volta al controllo ossessivo delle e dei dipendenti e dei tempi di lavoro. Avevamo già captato questa deriva in relazione alle forme di controllo a distanza effettuate tramite MS Teams, che talvolta nemmeno consentono adeguati momenti di recupero, e l’avevamo denunciata nell’ambito dello stato di agitazione portato in discussione alla Prefettura di Bologna (maggio 2024).

Possibile che ancora non sia chiaro che gran parte del personale in Ateneo lavora eccessivamente e con ritmi non sostenibili?

Possibile che non si comprenda che per lavorare bene è necessario avere adeguati tempi di recupero?

Possibile che, nonostante l’elevato numero di dimissioni registrate negli ultimi anni, non si capisca che le persone “scappano” da contesti di lavoro malsani?

Come rappresentanti RSU in quota alla CUB – Confederazione Unitaria di Base, da anni lavoriamo per tamponare le spinte autoritarie che vengono attuate tramite i contatti integrativi aziendali (cfr. i comunicati del 5 gennaio 202318 gennaio 202313 luglio 20239 gennaio 2024 e 21 febbraio 2024), firmati dalle solite sigle sindacali, senza mai neppure interpellare le/i lavoratrici/ori tramite referendum nonostante le nostre continue richieste (cfr. tra tutti quiquoquacue e cuu).

Da gennaio 2023 per vari aspetti chiediamo sia messa in programmazione la revisione dell’Accordo sindacale d’Ateneo datato 1992 che disciplina internamente l’orario di lavoro, mantenendo comunque la possibilità di prestare giornalmente anche solo la metà delle ore di servizio previste…
Ma qualcuno (e non parliamo soltanto del datore di lavoro) intende proseguire con logiche punitive per il personale TA. Non mancheremo di intervenire ai tavoli sindacali; già da ora chiediamo di bloccare immediatamente il sistema delle giustifiche obbligatorie.

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