Allo stato attuale il reclutamento risulta completamente privo di progettazione organizzativa finalizzata al buon funzionamento dell’Ateneo tutto. Il numero di punti organico risulta essere sempre esiguo rispetto a quello dato al personale docente; rimane pertanto impossibile equilibrare il lavoro del personale tecnico amministrativo in funzione di richieste sempre più pressanti e numerose da parte dell’accademia.  

Questo è del tutto evidente se guardiamo alle modalità di assegnazione dei vincitori di concorso alle sedi di servizio. Tutto è dato al caso o all’impellenza di coprire i buchi continui che si creano con pensionamenti o addirittura prepensionamenti, perché sì, dall’Ateneo si fugge pagandosi anche i contributi in proprio pur di non soccombere ad una mole di lavoro sproporzionata.

L’assenza di progettualità in tema di fabbisogno comporta che sulle poche risorse assunte a ogni concorso si decida in modo estemporaneo, verosimilmente a caso, dove inserire la/il nuova/o dipendente, senza prima nemmeno indagare tra le domande di mobilità interna.

La patologia diventa fisiologica: solo il più potente riesce ad accaparrare la risorsa fondamentale alla sopravvivenza amministrativa dei suoi uffici. Mentre, torniamo a ripeterlo, negli altri contesti i carichi di lavoro continuano a essere insostenibili.


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