Task force, eccezionalità, temporaneità.
Unibo giustifica così un nuovo concorso per progettisti europei di categoria D1. Cercano laureati, che sappiano e contribuiscano a portare milioni di euro attraverso bandi europei Horizon, Prin, Por Fesr.
Dai 300 lavoratori e lavoratrici a tempo determinato che portava l’Alma Mater ad avere un rapporto smisurato tra personale stabile e personale precario, negli ultimi 3 anni si era tornati ad un rapporto “quasi accettabile” di circa 70 contratti di lavoro a tempo determinato.
Ma proprio negli ultimi mesi, si ritorna a precarizzare per assumere nuove figure professionali.
Si è iniziato con il concorso (in lingua inglese) rif. 1066, rivolto a laureati da rendere precari, 15 unità esperte per le esigenze di supporto agli studenti e docenti internazionali nel programma Erasmus e Erasmus Plus; si continua con il concorso, rif. 4147 per la formazione di una “task force di 35 persone” per fronteggiare esigenze di carattere temporaneo ed eccezionale dell’Ateneo nell’ambito dei principali processi dei servizi di supporto alla gestione dei progetti di ricerca e di internazionalizzazione di questo Ateneo.
È curioso definire temporaneo ed eccezionale l’ambito di attività amministrativa che riguarda i progetti di ricerca e l’internazionalizzazione. Parliamo di due dei quattro attuali capisaldi della ragion d’essere dell’Ateneo. Da diversi anni, da questi e per questi due ambiti di attività si ricavano cospicue e ormai indispensabili risorse.
Va aggiunto che l’organico dell’Ateneo, negli ultimi tre anni, nonostante il tanto vantato piano straordinario di assunzioni, è decisamente diminuito di circa 200 unità. E ovviamente continuerà a diminuire. E se diminuisce il personale stabile, che si fa?
Questo concorso, con il placet del Rettore, dichiara il paradosso kafkiano in cui da sempre ci troviamo: l’amministrazione con una mano assume e dice di voler abbattere il suo precariato, con l’altra lo rialimenta, bandendo nuovi concorsi, magari d’estate. E lo fa nel peggiore dei modi, cercando alte professionalità che contribuiscano al successo dell’Ateneo, esperti di inglese, internazionalizzazione, che portino milioni di euro con la progettazione, relegando questi lavoratori nel Limbo o Cayenna della precarietà.
Questo meccanismo ormai sembra diventato un ITER STABILE e DEFINITO dell’iter assunzionale: ti fai 3 anni di tempo determinato presso questa amministrazione, poi se sei bravo e partecipi a tanti concorsi, se ti riesci a posizionare in qualche altra graduatoria utile e a tempo indeterminato prima poi ti assumono!! Come a dire, una legittimazione del precariato come GAVETTA prima dell’assunzione.
Ci sono già 70 precari in attesa di essere stabilizzati, ci sono ancora precari che possono usufruire dei requisiti Madia, ci sono graduatorie aperte da cui attingere, ci sono risorse interne da formare e valorizzare riaprendo le PEO.
Se l’Ateneo ha bisogno di personale (non avventizio), ha un solo modo lineare di procedere: reale quantificazione del fabbisogno e risorse con punti organico per personale TA, solo concorsi a tempo indeterminato. Diversamente, si persevera su un modo di intendere il lavoro distruttivo.
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