Care colleghe, cari colleghi,

come CUB SUR abbiamo più volte sollecitato l’apertura di un tavolo sindacale per rivedere la disciplina delle forme di lavoro a distanza e capitalizzare anche in Ateneo il prodotto dell’esperienza maturata dalle altre Pubbliche Amministrazioni nell’ambito del regime emergenziale (vedi: link e in particolare link)

Il 23 aprile 24 si è finalmente avviata la discussione in materia. Ci siamo subito resi conto che la delegazione di parte pubblica proponeva una revisione degli attuali istituti con il solo obiettivo di negare il diritto ai buoni pasto a coloro che hanno lavorato da remoto sulla base dell’accordo d’Ateneo sottoscritto da CGIL, CISL e UIL (che poi ha ritirato la firma) nell’autunno del 2020.

Come CUB abbiamo quindi ribadito, per l’ennesima volta, le nostre proposte che di seguito sintetizziamo.

  1. stop al termine annuale dei contratti;
  2. programmazione annuale degli eventuali rientri in sede: garanzia per i titolari di 104 (sia diretta che indiretta), per tutti i pendolari e tutti i genitori di figli minori di 14 anni della possibilità di svolgere il lavoro da remoto almeno l’80% delle giornate lavorative nell’anno;
  3. flessibilità di domicilio: almeno due indirizzi dove svolgere il lavoro da remoto.

Le nostre richieste si basano su quello che già ordinariamente accade nelle altre PA (chiedere per verificare) ed è quanto stiamo cercando di rivendicare dal punto di vista contrattuale dal 2020.

I sottoscrittori dell’accordo locale relativo al lavoro da remoto, che hanno lungamente accettato l’imposizione dei rientri in presenza settimanali e l’obbligo di “domicilio fisso” (non previsti dal testo di accordo stesso), oggi propongono esclusivamente di introdurre eccezioni caso per caso a questi diktat.

Dopo aver presentato le vostre e nostre proposte, abbiamo chiesto alla delegazione di parte pubblica una presa di posizione di formale rispetto alla spettanza dei buoni pasto per gli anni trascorsi.

All’ennesimo diniego abbiamo, quindi, ritenuto legittimo ritirare la nostra delegazione e avviare tutte le azioni possibili per consentire l’attribuzione dei buoni pasto a coloro ai quali sono stati ingiustamente negati, in primis ai lavoratori fragili.

Avendo più volte presentato questa richiesta a partire dal 2020 fino allo sciopero del 18 novembre 2021, chiediamo, ora, a tutte e a tutti il massimo sostegno per far valere il diritto al buono pasto nelle giornate di lavoro da remoto. Per non continuare a lasciare nelle disponibilità del bilancio di Ateneo milioni di euro che, secondo noi, spettano a lavoratrici e lavoratori.

Come CUB abbiamo chiesto la convocazione della Assemblea plenaria RSU per discutere di questa materia. Vorremmo sperare che, almeno in questa occasione, gli altri sindacati resistano dal firmare subito tutto quello che viene loro proposto…

Purtroppo, sembra che alcune sigle sindacali siano disponibili ad accettare l’attribuzione del buono pasto “da domani”, ma a tutti/e noi dipendenti spettano anche gli arretrati.

Il riconoscimento, che grazie al Prof. Zoli (allora delegato del Rettore alle relazioni sindacali in Ateneo) è stato concesso nel periodo LAE, è stato recepito dalle norme di legge e di contratto ed è oggi confermato.

Siamo tutti testimoni del fatto che le modalità di lavoro in LAE e tramite il c.d. “telelavoro domiciliare” sono state le medesime… per questo, oltre all’aggiornamento degli istituti alle nuove regole, chiediamo l’attribuzione dei buoni pasto a partire dal 2020.

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