Care colleghe, cari colleghi,
come sapete, il nuovo CCNL ha dettato un impianto per le PEO, oggi denominate “differenziali stipendiali”, che impone di considerare le valutazioni individuali come parametro per la loro attribuzione.
Al tavolo sindacale (avviato in Ateneo nel mese di giugno) già la prima proposta del datore di lavoro voleva provare a tamponare i danni che potevano muovere da questa nuova previsione, tramite una ponderazione dei punteggi relativi alle valutazioni individuali tale da assegnare a tutti coloro che hanno una media superiore a 3 negli ultimi tre anni un posizionamento analogo. A tale ponderazione è stato poi applicato un meccanismo di gradualità di cui vedremo gli esiti solo all’attuazione.
Per fortuna tra i parametri del nuovo CCNL non è venuta meno l’anzianità di servizio, ed è stato proprio su questo elemento che si è sviluppata la discussione al tavolo.
Inizialmente la proposta del datore di lavoro attribuiva maggior peso all’anzianità di servizio maturata dall’ultima progressione economica conseguita e introduceva come correttivo un ulteriore parametro relativo all’anzianità di servizio complessiva in Ateneo.
A nostro parere si trattava di una proposta accettabile e ci siamo mostrati molto soddisfatti. Durante quell’incontro, quindi, come CUB abbiamo richiamato l’attenzione su altri aspetti secondari ma non marginali: i punteggi aggiuntivi attribuibili sulla base del nuovo contratto nazionale e il computo dei periodi di lavoro presso altre amministrazioni per chi è arrivato in Ateneo tramite mobilità esterna. A questo proposito, a seguito della conferma di ARAN la parte pubblica nel corso del secondo incontro ha accettato di riconoscere il servizio di lavoro presso tutti gli altri enti pubblici al personale entrato in Unibo tramite mobilità esterna. Si tratta di circa 100 colleghe e colleghi che, in assenza della nostra proposta, sarebbero stati esclusi del tutto dalla graduatoria mentre ora parteciperanno come tutti gli altri.
L’altra sorpresa del datore di lavoro svelata al secondo incontro è stata l’introduzione di un ulteriore correttivo alla pesatura dell’anzianità di servizio. A differenza del primo incontro, però, stavolta il correttivo proposto andava in realtà a svalutare l’anzianità di servizio replicando le dinamiche già note in Unibo perché contenute nell’accordo integrativo locale del 2018 per cui, in alcune circostanze, ha ottenuto prima la PEO chi aveva meno anzianità di servizio nella propria categoria (oggi Area).
Da subito ci siamo dichiarati contrari, e con noi i colleghi CISL, che hanno lungamente argomentato insieme a noi rispetto alle criticità di questa proposta. CGIL e il delegato del rettore, invece, si compiacevano della bontà di questa proposta volta, a loro dire, a rimediare al mancato accrescimento del nostro stipendio tabellare tramite il CCNL (che ha visto però come firmatari la stessa CGIL, CISL, ANIEF e SNALS).
Anche CUB è delusa di come sono andate le cose al tavolo nazionale, ma non per questo vuole snaturare l’istituto delle PEO, che è atto a valorizzare l’anzianità di servizio, facendo saltare la fila a chi ha una minore anzianità.
Non capiamo, e lo abbiamo affermato con decisione, come mai quando finalmente si parla di PEO qualcuno è disposto a brutalizzare il concetto di anzianità di servizio tirando fuori la carta dell’equità sociale e della rivalsa sul “lavoro povero”, rubacchiando dallo stipendio e dalla pensione futura di tutti!
Ricordiamo che le PEO sono uno strumento di riconoscimento dell’anzianità di servizio e non sono un mezzo di perequazione tra categorie di lavoratori.
Al contrario, una funzione redistributiva potrebbe essere posta come obiettivo nell’ambito degli accordi locali che decidono come distribuire le premialità e il conto terzi, ma quando il tavolo sindacale è stato chiamato a decidere di queste questioni si è scelto di spartire i premi in funzione di aliquote crescenti a seconda della categoria/area di appartenenza, anziché a pioggia (ci riferiamo qui in particolare al conto terzi, vd. comunicato del 18.04.2024).
Il terzo incontro si è aperto con un’analisi delle simulazioni delle ipotesi attuative dei criteri discussi. Dalle simulazioni è emerso che il correttivo “salta fila” avrà un impatto maggiormente visibile solo dal terzo anno di applicazione. Non per questo riteniamo vada sottovalutato.
Così come i punteggi aggiuntivi previsti dal CCNL per coloro che non fanno lo “scatto” da almeno 6 anni: un’integrazione apparentemente di piccola entità, che nel nostro contesto potrebbe però spostare i punteggi di molti, tanto più che, evidentemente, a livello nazionale un’attesa esagerata è quella superiore a 6 anni. Altro che in Unibo, ove il datore di lavoro ha intenzionalmente deciso di assegnare il punteggio aggiuntivo soltanto a chi è in attesa da almeno 15 anni!
Ogni sigla ha preso la propria posizione, ci si è confrontati e si è verificata qualche bizzarria come di consueto.
Ad esempio, le delegate CUB (tra le più giovani presenti al tavolo), mentre difendevano il parametro dell’anzianità di servizio (a loro evidente discapito) sono state tacciate di “carrierismo” nell’indifferenza di chi dovrebbe moderare la discussione.
O anche, la “negoziazione sotto minaccia”: firmiamo oggi o non facciamo le PEO quest’anno. Dichiarazione che ha trasformato la posizione di un’unica sigla (CGIL) prima in quella del datore di lavoro e poi in quella di tutti. È bastato infatti un richiamo del datore di lavoro per fermare le altre istanze sindacali quando invece, a fronte di un ricatto, i sindacati dovrebbero attivare tutte le azioni di contrasto possibili.
Da qui, il paradosso: la firma di un contratto integrativo sul quale inizialmente si era detta d’accordo una sola sigla.
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LA PAURA DI NON ESISTERE STA NELLA PAURA DI NON FIRMARE
Da anni CUB chiede la verbalizzazione delle sedute di trattativa sindacale in modo che venga data evidenza a fatti, atti, dichiarazioni e contegno della delegazione di parte pubblica nonché soprattutto di parte sindacale.
Oltre a risparmiarvi questi noiosi rendiconti, ciò aiuterebbe a disvelare quali sono le posizioni delle singole componenti del tavolo: c’è chi partecipa con le proprie proposte nel tentativo di stimolare la negoziazione e il suo buon esito e c’è chi invece partecipa a un gioco che appare del tutto predeterminato dalla delegazione di parte pubblica, ossia in sedi diverse dal tavolo sindacale.
Accade così che ogni negoziazione si trasforma in un “visto e piaciuto”, perché la negoziazione sostanzialmente non esiste.
Dall’altro lato, la narrazione di chi racconta che “chiede e ottiene” e che questo Ateneo, l’Ateneo pubblico più grande d’Italia, non poteva fare di più. O peggio, che le cose piovono dall’alto e che ci tocca raccogliere le briciole quando il pane l’hanno affettato loro e la contrattazione integrativa serve proprio a distribuirne qualche fetta.
A quanto vediamo dai resoconti delle ultime trattative (su PEV, lavoro da remoto e appunto sulle PEO), tutte le sigle sindacali si stanno con larghissimo anticipo preparando alle elezioni 2025 rappresentando successi e acquisizioni “supersoddisfacenti”.
Ci aspettiamo che questo disallineamento dalla realtà dei fatti non solo prosegua, ma si incrementi nei prossimi mesi. Cercheremo di fare il nostro anche su questo, mentre aspettiamo di sederci alla trattativa per la definizione dei fondi da destinare alle PEO, tema che appare per noi prioritario.
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Comunicato relativo allo stato di agitazione in Ateneo
Comunicato relativo alla mancata conciliazione in Prefettura