Nelle ultime settimane abbiamo assistito a un altro esempio lampante della schizofrenia Unibo.

Dopo aver rassicurato i sindacati intorno all’apposito Tavolo Tecnico sulla certezza delle proroghe per tutti i contratti di telelavoro in essere, e dopo aver riaffermato con la stessa sicumera anche in Senato Accademico che presto, con un bando di telelavoro da 1500 posti, si sarebbe prorogato tutto per chi voleva continuare a lavorare da casa, in data 28/03/22 arriva una circolare della DG che fa piazza pulita e confonde le idee di migliaia di lavoratrici e lavoratori.

Così, infatti, nella Circolare sulle misure riguardanti il personale universitario introdotte dal Decreto Legge 24 marzo 2022, n. 24, per il cessare dell’emergenza, con il venir meno del LAE (in Unibo ingiustamente abbandonato già da tempo), viene comunicato a tutti i lavoratori fragili che:

  • i contratti di telelavoro con scadenza 31 marzo non saranno prorogati automaticamente;
  • anche per coloro che sono in possesso di un contratto “più lungo” (o già prorogato) i cinque giorni da remoto potranno essere garantiti solo a seguito di valutazione del Medico competente.

Pertanto, chi potrebbe avere prorogato il contratto dal Medico competente, anche 5 giorni su 5, dovrà attendere la sua valutazione.
Non saranno automaticamente rinnovati nemmeno i contratti che coinvolgono i dipendenti conviventi con persona di categoria fragile, come da DM 3.2.2022.
Proprio un bello scherzetto… un pesce d’aprile!

CUB trova assai deprecabile questo atteggiamento dell’Amministrazione grazie al quale l’Ateneo sembra rincorrere sempre le “regole minime”, soprattutto in materia di prevenzione. Non vogliamo più essere esempio di avanguardia da imitare?

Per questo chiediamo che Unibo possa dettare una visione: chiediamo la stipula di contratti di telelavoro lampo, a far data da lunedì 4 aprile, per tutti i lavoratori che lo richiederanno, o di proroghe automatiche per tutti. Sia per i lavoratori fragili, sia per tutti coloro che hanno particolari esigenze di conciliazione (lavoratrici in gravidanza, familiari conviventi di colleghi fragili, etc.).
E si può fare, per tutti, anche in assenza di una valutazione favorevole della Medicina del lavoro, sulla base:

  • delle linee guida della funzione pubblica, per le quali tutti hanno diritto al lavoro a distanza;
  • della circolare Brunetta-Orlando, per la quale i colleghi hanno diritto a una “compensazione” anche annuale tra le giornate di lavoro in presenza e le giornate di lavoro a distanza.

MENO DI UNA SETTIMANA FA L’ATENEO SI È DICHIARATO DISPONIBILE AD ATTIVARE 1500 CONTRATTI DI TELELAVORO. PER LA DIRIGENTE APOS TALE CIFRA DOVREBBE SODDISFARE LE ESIGENZE DI TUTTI.

CHE SENSO HA MANDARE IN SCADENZA I CONTRATTI ATTUALI?
CHE SENSO HA QUESTA REGOLA DEI DUE GIORNI AL MASSIMO IN TELELAVORO?

CHE SENSO HA RIBUTTARE TUTTI I LAVORATORI IN UFFICIO IN ATTESA DI UN NUOVO BANDO, RIGETTANDO LE RICHIESTE DEI COLLEGHI CHE HANNO – GIÀ OGGI – DIRITTO AL LAVORO A DISTANZA?

Non si è pensato, forse, che in questo modo si triplicherà il da fare per i colleghi di APOS che impazziranno nella gestione di proroghe, contratti in scadenza, rientri, poi nuovi bandi, nuove graduatorie, nuovi ennesimi contratti alle stesse identiche persone.

E perché invece non usare l’applicativo fresco di implementazione (gennaio) fino alla pubblicazione del nuovo bando e relativa graduatoria per la stipula dei contratti di telelavoro lampo, per raccogliere le richieste e stipulare i contratti?

Chi la semplificazione la VUOLE, la semplificazione la FA! Esattamente come il famoso CAMBIO CULTURALE.

Peccato che in Unibo questo cambio sembra lo abbiamo fatto tutti noi 3000 dipendenti… tranne 1 o 2 ai piani più alti…


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