Telelavoro o esonero dalla prestazione lavorativa?

Già il 17 maggio, al tavolo con l’Amministrazione, CUB aveva proposto alla delegazione di parte pubblica di riconoscere come giustificate le assenze dal lavoro di quei giorni, sulla base di una ricostruzione giuridica che muoveva dal TUSL (Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro), che in caso di pericolo grave e imminente stabilisce in capo al Datore di lavoro l’obbligo di consentire a lavoratrici e lavoratori di abbandonare la propria sede di lavoro prescrivendone la chiusura. La reazione è stata, come spesso accade, “sopra le righe”, e ci è stato detto che stavamo suggerendo un sicuro danno erariale. In realtà, stavamo anticipando ciò che inevitabilmente il Governo avrebbe deciso di lì a poco.

A quel tavolo con l’amministrazione, invece, la discussione è virata verso la concessione del telelavoro a tutti coloro che ne avrebbero fatto richiesta. Grazie a CUB, ciò è stato possibile anche in assenza dell’approvazione del proprio responsabile. Il fatto che altri sindacati se ne siano attribuiti il merito non ci dispiace: noi eravamo già convinti che la via giusta fosse quella di esonerare il personale TA dal prestare servizio, giustificandone le assenze per inesigibilità della prestazione di lavoro. Come poi confermato dal DL 61 del 1° giugno 2023, che ha introdotto un apposito congedo straordinario fino al 31 agosto a favore di chi ha subìto disagi e danni a causa dell’alluvione.

Pensiamo a come si sono sentite/i le/i colleghe/i gravemente coinvolte/i in questa tragedia: famiglie che per diverse giornate non hanno potuto nemmeno fruire della corrente elettrica, “conciliate” dall’autorizzazione al telelavoro!

Come se non bastasse nelle comunicazioni inviate al personale (alcune da APOS, altre all’interno delle InfoAteneo a firma del Rettore), non veniva esplicitato che l’autorizzazione automatica al telelavoro era per tutte/i, ovvero anche in assenza mansioni telelavorabili, di pc/connessione internet ecc.: sappiamo che questa omissione ha creato parecchi grattacapi, per non dire peggio, al personale coinvolto, soprattutto in Romagna.

L’amministrazione ha poi scelto di seguire il suo solito formalismo, pretendendo la sottoscrizione di un contratto di telelavoro ad hoc sulla piattaforma di Ateneo a chi quel contratto non lo aveva già. Soprassedere a questo formalismo avrebbe consentito a tutti i destinatari della misura maggiore serenità e non avrebbe aggravato così fortemente l’attività degli uffici di APOS in quelle ore.

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