Care Colleghe, Cari Colleghi,

mentre esprimiamo la massima solidarietà verso coloro che hanno subìto danni, ci preme analizzare come il nostro Datore di Lavoro si è mosso nel corso di quella che è stata volutamente etichettata come una “emergenza meteo” per nascondere (ir)responsabilità e inadempienze tutte nostrane.

Vi proponiamo quindi la prima parte della nostra analisi, partendo dal fatto che il sindacato è utile se nelle varie contingenze, anche quelle impreviste, fa quello che fa CUB (ovvero quello che si è fatto a partire dal 23 febbraio 2020 e che si è cercato di fare contro il sistema che ha portato alle sospensioni dal lavoro e dallo stipendio): tutelare le lavoratrici e i lavoratori.

COSA NON HA FUNZIONATO in Unibo?

1. Sono mancate figure di coordinamento

Nonostante gli RLS di CUB lo abbiano proposto fin dal 2010, Unibo non ha ancora introdotto il Disaster manager, una figura che, se fosse stata individuata, avrebbe avuto il compito di predisporre un piano di gestione contenente:

  • le misure necessarie a fronteggiare opportunamente alcune situazioni di rischio come un’alluvione (es. chiusura preventiva di determinate strutture),
  • le azioni volte al monitoraggio e al superamento della specifica contingenza,
  • le attività per la valutazione ex post di quanto sopra al fine di individuare eventuali correttivi.

La proposta era nata a seguito di un episodio di neve intensa che aveva messo in ginocchio le strutture (per assenza di sale, di attrezzature sgombra neve e di coordinamento nelle comunicazioni) ed è stata reiterata, ogni anno, in sede di riunione periodica: un incontro collegiale tra RLS e datore di lavoro/vicario di turno, consulenti interni, ufficio tecnico, manutenzione, servizio prevenzione e protezione e medicina del lavoro.

Sappiamo come questa mancanza sia pesata soprattutto nel periodo covid, quando lavoratrici e lavoratori sono stati lasciati da soli a regolarsi in materia di sicurezza.

2. In occasione delle alluvioni si è toccata con mano la totale assenza di:

  • procedure definite e competenze espressamente attribuite;
  • chiare responsabilità;
  • coordinamento nei rapporti con Enti locali e territoriali;
  • appositi canali per la diffusione di informazioni e chiare modalità di comunicazione.

Un esempio su tutti:

Ci è stato riferito di un edificio del Campus di Cesena evacuato nel pomeriggio di martedì 16 maggio, solo un’ora prima di un allagamento che avrebbe potuto comportare grave danno alle persone presenti. Ci riferiscono, inoltre, che il Sindaco del comune interessato, quale ufficiale di governo, aveva invece per tempo emesso un’ordinanza volta alla tutela della sicurezza pubblica (la sera prima dell’evento disastroso).

Com’è possibile che Unibo, pur avendo avviato interlocuzioni con i prefetti territorialmente competenti, non fosse a conoscenza di un’ordinanza comunale?

L’amministrazione, finalmente, sembra abbia deciso di introdurre la figura del Disaster manager. Abbiamo voluto ricapitolare i passaggi “mancati” perché sia chiaro che non averla introdotta prima non è una “svista” ma una scelta su quali fossero, o non fossero, le priorità.

Nella prossima parte analizzeremo qual è stato il trattamento del personale TA.

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