Vorremmo veder finalmente applicato l’art. 39 della Costituzione nella parte in cui prevede che TUTTI i sindacati possano sedere ai tavoli delle trattative e rappresentare i lavoratori e le lavoratrici. Vorremmo (ri)cominciare dal nostro Ateneo, dalla nostra RSU, che può e deve funzionare come organo di democrazia sindacale ed è questo il nostro impegno.

La contrattazione conosce dinamiche da film horror nel settore universitario. Esistono 71 contratti integrativi differenti soprattutto con riferimento al calcolo delle risorse del contratto accessorio e di altri istituti contrattuali.

La situazione a Bologna ci spinge quasi alla vergogna. L’Ateneo sistematicamente usa la politica del divieto per non erogare quello che spetta di diritto (i revisori non vogliono…, il contratto nazionale non è chiaro… le giornate di telelavoro devono essere massimo 2… non si applica la Madia… etc.). 

I nostri contratti e accordi sono stipulati senza l’assenso e quindi senza la sottoscrizione della RSU, nessuna democrazia sindacale è davvero attuata e questo è un fatto.

Siamo sistematicamente scavalcati dal segretario sindacale della categoria, che non può dire di rappresentare tutti i lavoratori dell’Ateneo e questo è un altro fatto.

I sindacati confederali e soprattutto i colleghi eletti come rappresentanti nella RSU che appartengono a queste sigle (CGIL, CISL), boicottano il funzionamento dell’organo rappresentativo e tutte le sue prerogative (assemblee, agibilità, referendum etc.) semplicemente non presentandosi per non raggiungere i quorum di presenza.

Questa è diventata una anomalia sistemica e vogliamo combatterla e rimuoverla. Questo sarà possibile solo se CUB SUR, insieme le altre compagini sindacali non appartenenti a sigle già note, riuscirà ad ottenere la maggioranza della rappresentanza in seno alla prossima RSU le cui elezioni si terranno nel mese di aprile.

Chiediamo ai colleghi la massima partecipazione alle votazioni in modo da definire la rappresentanza nelle RSU fin dal primo turno. 

È venuto il momento di dare anche a Bologna la possibilità di definirsi un Ateneo democratico verso i lavoratori e le lavoratrici.

È già abbastanza dover sopportare le condizioni vessatorie e punitive imposte dalla contrattazione di livello nazionale, ancora una volta portata avanti dalle solite sigle, possiamo almeno spingere per un cambio di passo nei limiti dell’autonomia istituzionale UNIBO.


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