Care colleghe, cari colleghi,

all’interno della bozza del CCNL 2019/2021, ahinoi ancora in fase di definizione, si legge che le risorse destinate al welfare aziendale potranno essere incrementate attingendo dal fondo accessorio stanziato a finanziamento degli istituti relativi al Contratto integrativo d’Ateneo (PEO, FORD, PAO, etc.).

In sostanza sarà possibile trasferire risorse dal fondo accessorio al fondo welfare (leggi: più polizze e meno PEO) e non viceversa, soluzione che invece sarebbe stata preferibile (leggi: più PEO meno polizze).

Il meccanismo attivato è chiaro: l’impoverimento reale dei salari viene affrontato dal Governo con misure di corto respiro sul piano retributivo ma con un’estensione a tutto campo del “welfare aziendale”.  Il contrario di ciò che avviene per esempio in Germania, dove, a seguito di un massiccio e recente sciopero, l’aumento salariare (di 300 euro pro capite) sta per portare la retribuzione media nelle PP.AA. tedesche a euro 4.958,00 lorde (fonte: Sole 24ore) nell’immediato e, successivamente, con ulteriore accordo valido due anni, a un aumento del 5,5%.

POLIZZA

Pur in questa situazione deplorevole, sarebbe stato possibile, da parte del datore di lavoro, impegnarsi a individuare per il “welfare aziendale” soluzioni e finalità ampiamente condivise e dai criteri redistributivi. Questo in Unibo non si è fatto.

Contrariamente infatti a quanto promesso dal Rettore Molari, che diceva di voler “entrare nel merito in modo critico comparando varie possibilità”, la proposta della delegazione di parte pubblica in materia di welfare (periodo 2023-2025) è stata blindata sul modello precedente e ancorata alla necessità di finanziare la polizza sanitaria, con un aumento di più del 50% delle risorse precedentemente destinate. Obiettivo di CUB era invece l’analizzare criticamente ogni possibile soluzione alternativa e, soprattutto, verificare che tutte e tutti potessero beneficiare al meglio del “welfare” di Ateneo.

Ora: il costo stimato per la nuova polizza sanitaria è di 1.700.000 euro, e viene inoltre prevista la possibilità di attingere dal fondo sussidi qualora queste risorse non fossero sufficienti a causa dell’aumento di personale.
Le coperture individuate derivano dai risparmi di spesa sul fondo welfare accertati per gli anni 2018 e 2022 (tot. 875 mila euro): un risparmio che, come il coniglio che sbuca dal cilindro del mago, l’Amministrazione dichiara avere ancora a bilancio dopo che a novembre 2022 lei stessa ci aveva detto di aver esaurito tutte le risorse welfare per il bonus bollette.

Da rimarcare che, nonostante questo cospicuo finanziamento, in sede di gara potranno determinarsi anche garanzie e prestazioni inferiori a quelle della polizza attuale.

SUSSIDI

Qui sono ben poche sono le novità. Il sistema dei sussidi che verrà adottato resta poco finanziato, e nonostante la revisione delle soglie ISEE di accesso presenta ancora gli stessi limiti (leggi: massimali) del precedente sistema – i massimali hanno come obiettivo il contingentamento dell’effettivo utilizzo in senso perequativo di quanto stanziato.

Inoltre, viene stabilito che i residui dei sussidi andranno a nutrire gli aumenti della polizza. Non si tratta però di veri “avanzi” inutilizzati (cioè “sussidi non richiesti da nessuno”): anzi, le necessità da soddisfare sarebbero davvero tante; si tratta invece di risparmi premeditati e prodotti attraverso l’imposizione di massimali ai rimborsi. E comunque, se vi saranno ulteriori richieste di fondi da parte delle compagnie assicurative per rinnovare il contratto assicurativo, il finanziamento della polizza sarà mantenuto come prioritario (quindi anche a discapito delle scarse risorse destinate ai sussidi, che sono meno della metà rispetto al 2017).

Per assurdo, con gli aggiustamenti che i sindacati firmaioli (CGIL, CISL, UIL e anche ANIEF) hanno richiesto, si ottiene complessivamente un’inversione del concetto di welfare, perché il sistema dei sussidi sembra apparentemente orientarsi verso coloro che possiedono redditi medio/alti. Così come la polizza sanitaria, che viene prevista addirittura per i Dirigenti, con l’innalzamento delle soglie ISEE a 45 mila euro si sono uniformati al rialzo i requisiti ISEE di accesso per tutte le tipologie di contributi/sussidi alla soglia precedentemente prevista esclusivamente per il rimborso dell’iscrizione ad asili nido, centri estivi e per l’esenzione dei figli/e dei dipendenti dalle tasse per l’iscrizione ai corsi di laurea Unibo.

CUB aveva chiesto di agire con priorità sull’adeguamento dei massimali, che invece restano diversi: più favorevoli per asili e iscrizione all’università e più punitivi per spese funerarie, premio natalità e spese odontoiatriche (1400 euro vs. 500 euro). Alzare i massimali per queste ultime sarebbe stata un’azione maggiormente perequativa, visto che i redditi più bassi hanno già da altre fonti agevolazioni e esoneri totali per asili e università. Molti figli/e di dipendenti Unibo, come abbiamo fatto notare, già non pagano tasse universitarie perché rientranti nell’area generale di esenzione per reddito.

Inoltre, si continua a escludere la possibilità di anticipare le spese, di modo che i più penalizzati resteranno i colleghi e le colleghe che quelle spese non possono accollarsele da soli mentre attendono il rimborso.

SE CGIL E CISL AVESSERO ACCONSENTITO ALLA CONVOCAZIONE DELLA PLENARIA RSU CI SAREBBERO STATI MAGGIORI SPUNTI E STIMOLI NELL’ELABORAZIONE DI UN MODELLO DAVVERO INNOVATIVO

A oggi, però, nonostante il Regolamento RSU (proposto da CGIL e approvato in seduta plenaria all’unanimità) preveda l’obbligo di almeno una convocazione RSU al mese, questa resta una chimera; e le rare volte in cui ci si trova alla soglia del raggiungimento del numero legale, c’è sempre chi ha un improvviso irrinunciabile bisogno di assentarsi, facendolo mancare. L’orientamento della nuova Governance, poi, è insistentemente quello di ribadire che “tutti gli animali sono uguali; ma gli animali confederali sono più uguali degli altri”.

TANTA FRETTA E POI…
Le sedute di trattativa sono state condensatissime perché l’Amministrazione metteva fretta per indire la gara per la nuova polizza. Ma cosa giustificava quella fretta visto che a distanza di quasi due mesi il bando non è stato ancora pubblicato?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *