ovvero: ma di chi erano i soldi redistribuiti?

Il trombettiere di un noto sindacato – quello che suona forte, steccando, per nascondere la cronica mancanza di fiato dell’orchestra – ci accusa di remare contro, addirittura dice che non volevamo che fosse distribuito il bonus bollette. Ogni volta che leva le sue trombe siamo tentati di rispondere a caldo, ma poi diveniamo preda della noia. È l’ennesima volta che propaga il suo far finta di non capire.

Quello che semplicemente abbiamo detto di fronte al tema bonus è che quei soldi erano già nostri, comunque li si osservi.

Nostri in senso generale, perché sono soldi prelevati dalla fiscalità generale, e di fronte alle iniziative iperliberiste di questo governo (in continuità con quelli precedenti), i soli che contribuiscono in modo significativo alla tassazione sono i lavoratori e le lavoratrici dipendenti.

Nostri in senso specifico, nella declinazione Unibo del bonus, perché si tratta di economie a bilancio, cioè di risorse già stanziate e non utilizzate per il finanziamento dei benefit dovuti al personale T/A.

Erano dunque soldi, certamente da restituire al personale T/A, sui cui metodi si sarebbe dovuto discutere. E questa discussione non c’è stata. Né è stato esplicitamente detto da dove si originano questi risparmi, cioè a quali finalità sono state sottratte queste risorse.

La scelta, d’autorità, di distribuire il bonus interamente (quindi oltre ai 600 euro dell’accordo sindacale) è di certo un piacere immediato, ma rimane un’elargizione non proporzionata al bisogno. Lo hanno ricevuto nello stesso modo persone in situazioni economiche diverse (un EP e un B, per essere espliciti), ma lo hanno ricevuto in modo insensatamente diverso persone che hanno semplicemente intestazioni diverse di bolletta (il famoso caso dei conviventi). Dunque: c’è così tanto da vantar vittoria? O una vera vittoria sarebbe stata ottenere quei soldi, tutti, nel modo più equo e ragionevolmente distribuito?

Ovviamente per arrivare a ciò ci vorrebbe quella forza sindacale che gli stessi sindacati collaborativi a cui afferisce il trombettiere, insieme alla governance (che svilisce il ruolo della RSU), operano per impedire che si costituisca.

Come sbloccare questa situazione? Beh: un buon inizio sarebbe lasciare da soli gli orchestrali, che se la cantino e se la suonino tra di loro, e smettere di comprare i biglietti di un concerto così ripetitivo e scadente. Questo è già un piccolo augurio per l’anno nuovo.