Dal 2018, con un colpo di mano dell’Amministrazione e con la complicità delle Organizzazioni sindacali territoriali (la RSU era contraria o comunque non si è mai espressa), è stata rivista l’impostazione dei benefici a favore del personale con la forte riduzione del sussidio e l’introduzione della polizza sanitaria.

Abbiamo condotto forti iniziative a contrasto di questo beneficio che a distanza di tempo ha ampiamente dimostrato le ragioni della nostra contrarietà: nell’immediato, scarsa fruibilità per i lavoratori e vantaggio sicuro per le casse della compagnia assicurativa; a lungo termine, sfiducia e smantellamento del servizio sanitario pubblico.

Nella sostanza, con l’accordo della polizza sanitaria c’è stato un travaso di risorse certe per 5 anni a favore della compagnia assicurativa, per coperture di spese sanitarie modeste e irrisorie. Abbiamo chiesto che queste risorse finissero direttamente nelle tasche dei lavoratori senza passaggi intermedi, incrementando i fondi per il salario accessorio o aggiuntivo, o allargando la platea dei beneficiari del sussidio. Oppure, sarebbe stato utile aprire una seria discussione sul welfare premettendo che la scelta del beneficio spetta al dipendente nell’ambito di un ventaglio di proposte, compresa quella della liquidazione diretta del beneficio.

Risulta del tutto evidente che le polizze sanitarie favoriscono lo smantellamento del SSN, rendono inique le politiche sanitarie pubbliche e arricchiscono le compagnie assicurative, che fanno profitti e non beneficenza.


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