“Sul salario accessorio è necessario promuovere azioni a livello locale e nazionale per incrementare le risorse aventi carattere di stabilità così da consentire le PEO. Tutto questo nel rispetto delle regole in vigore”. Prof. Giovanni Molari, campagna per il Rettorato maggio 2021
Dalle promesse ai fatti?
Nel 2025 gli Enti locali (città metropolitane, province e comuni) hanno chiesto e ottenuto di incrementare i propri fondi accessori fino al 48% in più. Tale possibilità è stata riconosciuta da una apposita norma di legge (art. 14, comma 1-bis, D.L. n. 25/2025, convertito dalla L. 69/2025). Le somme aggiuntive sono destinabili sia alle progressioni economiche sia all’incremento di altre poste fisse.
Per quanto riguarda le Università, invece, ci si ferma alle solite promesse da campagna elettorale, che regolarmente vengono disattese nei fatti. Evidentemente il Rettore di Unibo, dopo la sua elezione, non ha mai preso alcuna iniziativa né internamente alla CRUI, né a margine delle frequentazioni che sembrano consuetudinarie con l’attuale Ministra, né in altra sede.
Sulle “regole in vigore”
Insomma, le dichiarazioni della campagna elettorale hanno un loro tenore e sembrano aprire a magnifiche sorti, ma soltanto fino a un certo punto.
Nulla si è fatto per chiedere norme nuove e niente si è fatto per rivedere le vecchie.
È tutt’oggi infatti vigente il “Limite massimo alle spese di personale” fissato all’80% delle entrate a bilancio. Questa annosa incidenza da rispettare non viene infatti mai messa in discussione e diventa la foglia di fico con la quale gli Atenei tutelano al massimo gli incrementi salariali automatici dei docenti, a discapito delle briciole riservate al personale TA, su cui i sindacati devono pure scannarsi quando si vanno a definire i contratti integrativi.
Per non tacer del fatto che, talvolta, così come spesso avviene nell’ambito della contrattazione nazionale, alcuni sindacati accondiscendenti, come ben sapete, firmano contratti capestro.
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