La Confederazione Unitaria di Base (CUB) in data 21 ottobre ha proclamato per venerdì 28 novembre 2025 lo Sciopero Generale Nazionale di tutte le categorie pubbliche e private, per l’intera giornata.
Uno sciopero che unisce le ragioni del lavoro a quelle della pace, contro l’economia di guerra che sottrae risorse alla vita delle persone, in opposizione la legge finanziaria e contro la contrattazione nazionale che continua a produrre salari poveri e diritti svuotati.
Settori specifici e orari
Ferroviario: dalle 21.00 del 27 novembre alle 21.00 del 28 novembre
Autostrade: dalle 22.00 del 27 novembre alle 22.00 del 28 novembre
Vigili del Fuoco: 4 ore (9.00–13.00) per il personale turnista, intera giornata per il personale amministrativo
Sanità: dal turno montante della notte del 27 novembre fino all’ultimo turno del 28 novembre
Altri settori e comparti, compresa l’Università: intera giornata.
LE RAGIONI DELLA MOBILITAZIONE
Lo sciopero del 28 novembre è una risposta collettiva alla crisi sociale, politica e morale che attraversa il Paese.
È uno sciopero per i salari, contro la contrattazione nazionale e decentrata che da decenni non tutela più chi lavora ma accompagna il progressivo impoverimento.
È uno sciopero contro il genocidio nei territori palestinesi, tutt’ora in corso, contro le guerre in atto e contro un modello economico fondato su spese militari, precarietà, speculazione e tagli allo stato sociale. Ed è uno sciopero per la pace, per l’autodeterminazione del popolo palestinese e la fine dei massacri che colpiscono civili innocenti in tutto il mondo.
PER
– lo Stato Palestinese e la fine del genocidio in corso;
– la pace e la solidarietà tra i popoli, contro tutte le guerre e le occupazioni militari;
– il blocco delle spese militari e l’investimento in sanità, scuola, trasporti e welfare pubblico;
– aumenti salariali e pensionistici reali, un salario minimo di 12 euro l’ora e il ripristino del reddito di cittadinanza;
– un piano di edilizia pubblica e una transizione ecologica che metta al centro l’ambiente e le persone, non i profitti.
CONTRO
– la complicità del Governo italiano e dell’Unione Europea nelle guerre e nei massacri;
– l’economia di guerra e l’aumento delle spese militari;
– la Finanziaria di guerra, le privatizzazioni, il sistema di appalti e subappalti che uccide chi lavora e contro la contrattazione nazionale che perpetua salari da fame.
Salari, contratti e dignità riconosciuta
In queste ultime settimane, la firma dei nuovi CCNL pubblici, compreso il contratto “Istruzione e Ricerca” per il triennio 2022–2024, ha mostrato ancora una volta la distanza tra noi lavoratrici e lavoratori e chi pretende di rappresentarci.
Gli aumenti previsti coprono appena un terzo della perdita di potere d’acquisto subita dal 2022 al 2025 e oltre il 60% delle somme è costituito da indennità di vacanza contrattuale già percepite negli anni passati. Una mascherata, senza risultato.
Si tratta dell’ennesimo CCNL firmato senza consultare i lavoratori e le lavoratrici, che nega la partecipazione democratica e conferma il modello dei contratti a perdere.
Questo è il simbolo di una contrattazione ormai subalterna alle logiche di sistema, utile solo a legittimare l’impoverimento del lavoro pubblico.
Anche per questo motivo la CUB chiama allo sciopero del 28 novembre! Perché senza conflitto e mobilitazione reale, nessun diritto può essere difeso!
No al welfare aziendale: il salario non si baratta
Oltre all’ennesima Legge finanziaria punitiva, nell’ambito della contrattazione nazionale e locale cresce la spinta a sostituire una parte del salario con il cosiddetto “welfare aziendale”: benefit, sconti, assicurazioni integrative e altri strumenti che, dietro la promessa di essere “esentasse”, nascondono una trappola pericolosa.
Si perde salario vero, si perdono contributi, si smantella lo Stato sociale. Si apre la strada a una società dove i diritti diventano privilegi e dove il welfare universale viene sostituito da un mosaico di offerte aziendali gestite da privati e sindacati complici. Anche dentro Unibo come abbiamo respinto con forza questa logica del baratto (per leggere i nostri ultimi comunicati sul tema del welfare clicca qui!).
Noi il 28 novembre chiederemo aumenti in busta paga, non benefit. Vogliamo uno Stato sociale universale, non un welfare aziendale su misura dei profitti delle aziende private.
Una manovra che umilia il lavoro
Basta finzioni fiscali. Servono aumenti veri, subito. La Legge di bilancio conferma la direzione sbagliata: nessun investimento per i rinnovi contrattuali, fondi insufficienti, “tassa piatta” sul salario accessorio e bonus temporanei che non risolvono nulla. I dipendenti pubblici italiani restano tra i meno pagati d’Europa, mentre si tagliano risorse a sanità, scuola e servizi locali. Noi rivendichiamo:
– aumenti salariali di almeno 500 euro mensili, per recuperare anni di perdita reale e di blocco contrattuale;
– scatti biennali per riconoscere l’esperienza in modo automatico, come avviene nel lavoro privato;
– 14ª mensilità stabile e scala mobile per difendere i salari dall’inflazione.
Contro il Governo delle armi e della speculazione
Mentre le famiglie italiane perdono ogni anno potere d’acquisto a causa dell’inflazione e del fiscal drag, il Governo investe miliardi in spese militari.
Oltre il 5% del PIL – più di 100 miliardi di euro – viene destinato a armamenti e missioni di guerra. Si taglia sul welfare, sulla sanità e sull’assistenza ai più fragili per alimentare un’economia che produce distruzione invece che giustizia.
Non ci sarà pace senza diritti e non ci saranno diritti senza pace. Lo sciopero del 28 novembre unisce queste due battaglie: contro le guerre esterne e contro quella interna, che si combatte ogni giorno nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle università, negli ospedali e nelle fabbriche.
