Care colleghe, cari colleghi,

la pubblicazione della graduatoria delle PEV per categoria D rappresenta un momento importante per molti lavoratori e lavoratrici che da troppo tempo attendono il riconoscimento del proprio impegno e delle proprie competenze.

Proprio per questo come CUB abbiamo sentito responsabilità di offrire sul tema PEV una riflessione attenta e orientata alla tutela dell’interesse collettivo, nel rispetto che si deve a ogni lavoratrice e lavoratore coinvolti.

Con la pubblicazione dalla graduatoria, è in primo luogo doveroso testimoniare la nostra grande gioia per chi ha superato la selezione e può affermare con nettezza il proprio pieno diritto alla PEV.

Al contempo, non possiamo ignorare alcune situazioni che meritano un approfondimento. In una parte limitata ma evidente di casi, la relazione valutativa (la “tesina fatta a casa”) ha avuto un peso determinante sull’esito finale.

Su questo punto, la nostra posizione è stata sin dall’inizio chiara e coerente (vedi link): in base alla Legge e al CCNL per l’attribuzione delle PEV transitorie non serve sostenere una prova specifica, né scritta né orale, né da svolgersi in presenza né da casa.

Le PEV transitorie devono infatti essere assegnate solo sulla base di elementi oggettivamente apprezzabili. Diversamente dall’anzianità di servizio, numerica e calcolabile, la relazione ha invece introdotto elementi soggettivi e possibili disomogeneità che si riflettono nella graduatoria finale.

Cosa fare ora? Solo due cose!

La prima

In un momento già attraversato da incertezze e voci discordanti, riteniamo necessario un gesto di chiarezza da parte dell’Ateneo. Come CUB chiediamo la pubblicazione della graduatoria in forma leggibile ed estesa in modo che siano messi in trasparenza i punteggi assegnati a ciascun candidato per ogni singolo elemento.

Per noi si tratta di un’azione semplice, che non danneggia nessuno e che può solo rafforzare la fiducia tra colleghi, evitando malintesi, dirimendo sospetti e tensioni non necessarie.

La trasparenza non è mai una concessione: è una garanzia. E lo è ancora di più in una fase in cui molti si interrogano sui risultati. Non nascondiamo che anche noi, in alcuni casi isolati, abbiamo riscontrato situazioni che ci sono sembrate anomale, e in questi casi la trasparenza può fare la differenza, chiarendo ciò che è fondato e ciò che non lo è.

Tante/i colleghe/i avrebbero superato in ogni caso la selezione (come è giusto), ma il dubbio è che alcuni siano passati solo grazie ai 12 punti della relazione, mentre altri siano stati esclusi dalla graduatoria perché – solo perché – nella relazione hanno preso un punteggio inferiore a 12 punti.

La seconda

Inoltre, adesso che tutti conoscono il finale della “favola delle PEV” (vedi link), rilanciamo con ancora più forza la richiesta che l’Ateneo si impegni concretamente a finanziare lo scorrimento della graduatoria.

Qualcuno dirà che non era possibile finanziare maggiormente le PEV e che quindi non è possibile farlo nemmeno ora.

La verità è invece che non si è voluto attuare adeguatamente l’istituto delle PEV (vedi link), ma tramite una modifica della programmazione PEV contenuta nel PIAO è certamente possibile scorrere la graduatoria in essere senza dover attivare nuove selezioni.

Se sono state individuate risorse significative per altri capitoli di spesa – come quello della polizza sanitaria – è ragionevole e doveroso destinare fondi anche alla valorizzazione delle professionalità interne.

Trovare le risorse necessarie per valorizzare ulteriori passaggi PEV per le colleghe e colleghi che hanno già dimostrato competenza, esperienza e impegno ma sono rimasti esclusi dalla graduatoria definitiva solo perché il numero di posti a bando non era adeguato è più che mai necessario.

Rivolgiamo queste nostre richieste al Magnifico Rettore in modo che anche Unibo riconosca, nei fatti, il valore del lavoro e il senso di giustizia che ogni organizzazione dovrebbe coltivare.

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Postilla: la trasparenza rafforza, la coerenza distingue

La CUB ha partecipato al tavolo PEV con spirito costruttivo, ma ha dovuto ritirare la delegazione dalla trattativa quando è apparso evidente che si stavano assumendo decisioni su criteri e strumenti valutativi senza un quadro completo.

Non è stata una scelta di disinteresse né una fuga dalle responsabilità: abbiamo preferito non avallare un percorso che non garantiva piena trasparenza e condivisione e ci siamo dovuti ritirare dal tavolo di trattativa per due motivi di sostanza:

1. la Parte Pubblica aveva imposto come diktat un elemento valutativo discrezionale come la relazione da fare a casa;

2. si stava procedendo alla definizione dei criteri senza che fosse chiaro quale fosse il numero effettivo di PEV transitorie disponibili (vedi link).

Restare a quel tavolo, in quelle condizioni, avrebbe significato legittimare un metodo che non condividevamo né sul piano tecnico né su quello etico/morale.

Abbiamo scelto la coerenza e ne abbiamo sostenuto il costo.

Speriamo che la firma che altri hanno posto allora, non impedisca lo scorrimento della graduatoria oggi!!!