Lo Sciopero Generale Nazionale del 28 novembre è stato proclamato dalla CUB e successivamente fatto proprio da tutte le principali sigle del sindacalismo di base.
Una dinamica che richiama quanto avvenuto lo scorso 22 settembre, quando la CUB aveva rilanciato e reso effettiva la proclamazione originaria dell’USB prevista per il 17 settembre – allora limitata al solo pubblico impiego e alle ultime ore di turno – poi bocciata dalla Commissione di Garanzia degli scioperi. Anche in quell’occasione, la determinazione delle organizzazioni di base aveva trasformato un’iniziativa parziale in una mobilitazione di massa, capace di portare in piazza lavoratori, studentesse e cittadini.
La scelta dalla CUB per la fine di novembre come data dello sciopero è frutto di un equilibrio complesso tra varie regole e varie esigenze. Nelle settimane precedenti al 28 novembre, tutte le possibili giornate utili erano già occupate da altre mobilitazioni (regola della rarefazione, Legge n. 146/1990) e – sempre in ottemperanza alle norme vigenti nell’ambito dei servizi essenziali – vi era la necessità di mantenere una certa distanza temporale dalle elezioni regionali e delle festività di inizio novembre e di inizio dicembre.
Riteniamo che una proclamazione anticipata, a fine ottobre, sarebbe stata più efficace a contrastare la Legge di bilancio, ma una tale convocazione sarebbe forse stata troppo vicina a quelle di inizio autunno (22 settembre e 3 ottobre) e, inoltre, fino a qualche settimana fa i contenuti della Legge Finanziaria non erano stati resi completamente noti, complice la concomitanza elettorale che ha celato le evidenze ora invece inequivocabili.
La fine di novembre rappresentava dunque la finestra temporale più opportuna e efficace per la proclamazione di uno sciopero generale. È significativo ricordare che già nella scorsa primavera la CGIL aveva indicato proprio questo orizzonte temporale come il momento ideale per uno sciopero, salvo poi disattenderlo oggi e non per ragioni di merito.
Lo sciopero del 28 novembre è stato infatti proclamato dai soli sindacati di base, mentre la CGIL ha scelto di indire una propria mobilitazione per il 12 dicembre. Due date così ravvicinate sollevano inevitabilmente interrogativi: non tutti possono permettersi di aderire a due scioperi in un arco di tempo tanto breve e la seconda convocazione rischia, di fatto, di indebolire la prima.
Appare inoltre del tutto evidente che indire uno sciopero per il 12 dicembre, a Legge finanziaria già in approvazione, equivale ad agire fuori tempo massimo. Un po’ come quei celebri procrastinatori aristocratici dei romanzi ottocenteschi che guardano solo al proprio tornaconto, il carpe diem CGIL appare così strategico e opportunista da ridursi a mero propagandismo. Eppure, i sindacati che intendono rappresentare davvero il mondo del lavoro dovrebbero sottrarsi a logiche di contrapposizione personale e politica… Non si può infine ignorare che la CGIL, nel corso degli anni, ha contribuito in misura rilevante all’attuale crisi sociale e al progressivo arretramento delle tutele che oggi denuncia.
CUB da sempre ritiene che la difesa dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori sia una questione troppo seria per essere piegata a rivalità, calcoli di parte o alle ragioni d’azione dei partiti politici, che condizionano dall’alto la vita di alcune organizzazioni sindacali.
Proprio per questo vogliamo che il 28 novembre non sia un semplice sciopero, ma una prova di forza e di coscienza collettiva, che travalichi le singole realtà sindacali.
Un appuntamento che intreccia la dimensione internazionale con quella sociale e del lavoro: la solidarietà con la popolazione di palestinese si unisce alla rivendicazione di diritti fondamentali – salari adeguati, sicurezza sul lavoro, servizi pubblici efficienti, sanità, scuola, trasporti, edilizia popolare e tutela ambientale.
Questo sciopero si colloca nel solco di una stagione di mobilitazioni che ha già mostrato la vitalità e la forza del mondo del lavoro. Lo sciopero del 3 ottobre, con la partecipazione congiunta di CGIL e sindacati di base, aveva segnato una novità storica, rompendo steccati consolidati. Ancora più imponente era stata la manifestazione del 22 settembre, che aveva unito un fronte ampio e trasversale di lavoratori, studentesse e cittadini in un gesto di solidarietà e consapevolezza collettiva. Quegli appuntamenti hanno rivelato una potenzialità straordinaria, ma anche la fragilità di un fronte ancora diviso.
In un Paese attraversato da disuguaglianze crescenti, salari stagnanti e precarietà diffusa, lo Sciopero del 28 novembre rappresenta il banco di prova per la credibilità del movimento sindacale e per la possibilità concreta di cambiare, davvero, il corso delle cose.
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I dettagli che oggi abbiamo illustrato, pur tra molte parole, rendono evidente l’urgenza di una risposta chiara.
La CGIL intende revocare lo sciopero del 12 dicembre per aderire a quello del 28 novembre, come richiesto dalla sua base sindacale — o prevarranno altri interessi?
