Oltre ottanta piazze con più di un milione persone
Due autostrade, cinque porti e decine stazioni ferme, oltre a tangenziali e strade statali

per dire “stop al genocidio in atto”

 

Così la stampa non allineata testimonia i numeri dello Sciopero generale di lunedì scorso che ha coinvolto tutti i settori e tutti i comparti, comprese Scuole e Università. Uno sciopero temerario del sindacalismo di base, attivato in tempi da record, che è riuscito a paralizzare il Paese.

Nelle piazze famiglie, bimbi di tutte le età, studentesse e studenti, lavoratori e lavoratrici che hanno manifestato l’esigenza di far sentire la propria voce, rendersi visibili “bloccando tutto” per far capire al mondo intero che “non siamo complici”!

Anche Bologna è stata capace di dare evidenza alla necessità di fermare non una guerra, che non esiste, ma un vero e proprio genocidio. Una grandissima manifestazione come da oltre 20 anni non si vedeva in città. In Ateneo oltre mille adesioni, lezioni ferme nei principali plessi, dipartimenti semi vuoti e biblioteche chiuse.

A certa stampa che, asservita al potere, sta cercando di far passare per facinorosi delinquenti le ragazze/i del nostro Ateneo e delle scuole cittadine, sottoposti ad alcuni ingiustificati attacchi delle forze dell’ordine, rispondiamo che da oggi non sarà più possibile togliere valore ad un’istanza che si è così fortemente concretizzata. I fatti contano di più delle solite e inaccettabili strumentalizzazioni.

Uno Sciopero che ha segnato una vera e propria svolta, un nuovo punto di partenza. Dal 20 giugno scorso, una delle tante giornate di mobilitazione da noi proclamate, si sono fatti passi avanti importantissimi grazie alla straordinaria e spontanea partecipazione di cittadini e cittadine, oltre ogni logica sindacale e partitica.

Abbiamo scelto di bloccare il flusso ordinario della città, non per capriccio, ma perché il massacro di un popolo non può restare ai margini della coscienza pubblica.

In alcuni luoghi, la protesta ha avuto spazio e si è svolta senza tensioni; altrove, è stata repressa, e le tensioni sono nate lì. A Napoli il questore ha consentito il blocco della stazione, non è stato così a Milano e nemmeno a Bologna ove è stato addirittura impedito l’accesso dei passeggeri tramite uno schieramento di 12 blindati.

Un ingorgo in tangenziale a Bologna o una vetrina rotta a Milano, cosa sono rispetto a migliaia e migliaia di vite spezzate?

Più che giudicare chi protesta, varrebbe la pena sollecitare chi, nel frattempo, ancora sceglie di non fare nulla. E noi di CUB continueremo a lavorare in questa direzione! Ci vediamo nelle piazze e nei posti di lavoro!