Care colleghe, cari colleghi,

lo scorso 27 novembre alcune sigle rappresentative (CGIL, CISL e ANIEF) hanno sottoscritto l’ipotesi di contratto integrativo aziendale per l’anno ormai concluso.

Come vi avevamo anticipato, siccome la proposta elaborata dalla RSU è stata sostanzialmente respinta dal datore di lavoro, abbiamo scelto di non partecipare alla consueta maratona (leggi qui), in cui di fatto soltanto altri (ovvero, non la RSU, ma i referenti dei sindacati nazionali) sono chiamati a ratificare decisioni già prese.

Cosa si dice?

In questi giorni avrete probabilmente letto le comunicazioni delle varie organizzazioni sindacali e delle varie compagini interne alla RSU e magari vi sarete già fatti una vostra idea.

C’è un punto su cui tutte le sigle concordano: le progressioni economiche orizzontali (PEO) previste per il 2025 saranno significativamente inferiori rispetto al 2024. Un altro elemento ricorrente, pur con sfumature diverse, riguarda la scarsa capienza del fondo accessorio e l’assenza di una chiara individuazione delle poste fisse che dovrebbero finanziare le PEO.

Sul resto, le interpretazioni cambiano: c’è chi si dice soddisfatto dell’incremento del fondo per la polizza sanitaria o per altre finalità, oppure chi ritiene prioritario investire altrove, ed è quindi contrario al riparto proposto… opinioni legittime, ma pur sempre opinioni, alcune sostenute da fatti, altre no.

Quello che invece ancora non è emerso è ciò che pensate voi.
E per CUB questa è la cosa più importante.

Noi crediamo che debbano essere le lavoratrici e i lavoratori – e non i “professionisti della firma” – a valutare la bontà del contratto integrativo aziendale e a orientare la “direzione” dell’Ateneo. I fondi del contratto integrativo, infatti, non appartengono alla parte pubblica e nemmeno a chi siede al tavolo sindacale, ma sono di tutte/i.

Siamo circa 3.500 dipendenti, ma l’ipotesi di contratto è sostenuta esclusivamente dalla firma di 3 (su 6) rappresentati delle sigle nazionali, oltre che dalla parte datoriale (ovvio).

La nostra posizione

Senza voler entrare subito nel merito delle destinazioni contenute nell’ipotesi al vaglio, ricordiamo che per noi è necessario sollecitare un incremento reale della quota contrattabile, come già avvenuto in altri grandi Comuni italiani (leggi qui come) con dotazioni organiche simili alla nostra:
– Firenze ha aumentato l’accessorio di 12 milioni di euro nel triennio;
– a Bologna, dopo uno sciopero partecipato oltre l’80%, sono stati assegnati 2.400.000 euro;
– a Milano ogni lavoratore oggi percepisce circa 2.000 euro in più grazie alle misure adottate.

Ribadiamo, inoltre, che utilizzare i punti organico per finanziare il fondo accessorio è solo una foglia di fico.
Che lo si faccia per finanziare la polizza sanitaria o eventuali PEO cambia poco. Tant’è che: se anche la parte pubblica avesse acconsentito ad uno stanziamento per intero dei punti organico potenziali, comunque le PEO 2025 sarebbero state meno delle PEO 2024 (commentate voi).

Accanto a questo aumento complessivo, che fortemente auspichiamo, è comunque indispensabile intervenire sulla struttura interna del fondo accessorio d’Ateneo, dove alcune voci non ci sembrano allocate correttamente. Abbiamo chiarito più volte come fare secondo noi (vedi vari comunicati), non ripeteremo.

E la vostra idea?

Ora, siccome l’ipotesi di contratto è appunto solo un’ipotesi, per giunta sostenuta solo da 3 firme, abbiamo ribadito alle altre sigle che riteniamo fondamentale convocare, tramite la RSU, un’Assemblea aperta a tutte e tutti, dove confrontarci in modo chiaro, trasparente e decidere insieme. Così come avviene in migliaia di posti di lavoro e come, inspiegabilmente, ancora fatica ad avvenire nel nostro Ateneo.

Noi di CUB desideriamo che tutto venga fatto nel modo migliore perché riteniamo che solo tramite la partecipazione di tutte/i, anche dei dipendenti e delle sigle che non sono d’accordo con noi, è possibile arrivare insieme a un risultato utile.

Vogliamo, inoltre, che la stessa RSU prenda una posizione sull’ipotesi di accordo. E se i voti di chi ritiene accettabile l’ipotesi di riparto del fondo accessorio per il 2025 saranno di maggioranza, ce ne faremo una ragione.

Certo è che l’Assemblea del personale, o qualsiasi altra forma di consultazione decisa dalla RSU, è l’unica bussola di resilienza che ci resta.
Una forma di ammonimento che l’Amministrazione può considerare valida, tanto quanto una (eventuale) delibera contraria della RSU, sulla quale, per esperienza, contiamo meno (sia perché fino ad oggi la RSU d’Ateneo non è stata mai una bussola e sia perché non ha mai avuto la forza della resilienza).

Sfide future

In attesa di un riscontro dalle altre componenti RSU, anticipiamo che abbiamo comunque già proposto di promuovere una Assemblea del Personale per il contratto integrativo 2026.

La RSU non riesce a gestire tempi e modi della trattativa?
Ecco, allora non possiamo più arrivare tardi: occorre iniziare a parlare di questi temi a gennaio.

Vi interessa partecipare a un confronto vero, dove tutte le posizioni vengano espresse e messe alla prova?
Vi interessa far sentire la vostra voce?

Noi crediamo che sia arrivato il momento che anche nel nostro Ateneo questa possibilità diventi finalmente realtà. Se noi non ci facciamo sentire, se restiamo indietro, ci passano sopra, ci ignorano, ci trattano come se non contassimo…