A partire da marzo il tavolo sindacale è stato investito per mesi e mesi della partita del Welfare. L’obiettivo di allora era quello di “entrare nel merito in modo critico comparando varie possibilità” (cit. Rettore Molari). Un tentativo già fallito nel 2023.
Il nostro auspicio stavolta era quello di arrivare a una consultazione del personale su 2 opzioni chiare che potessero essere sottoposte a referendum:
– ipotesi 1) strutturata attorno a rimborsi diretti di spese e prestazioni, anche di tipo medico, senza passare da un operatore privato assicurativo (modello vecchi sussidi, ma attualizzato e fruibile);
– ipotesi 2) incentrata su un modello che prevede la polizza sanitaria.
La nostra posizione di contrarietà alla polizza assicurativa è ben nota (vedi link), ma saremmo stati contenti di veder finalmente esprimersi colleghe/i su 2 diverse opzioni, non come nella consultazione falsa e farsa del 2023 (vedi link).
Il tavolo tecnico è stato invece orientato dal datore di lavoro sulla sola ipotesi della polizza sanitaria e, di punto in bianco, qualche settimana fa ci è stato chiesto di concentrarci su una sola decisione: prorogare (o meno) la polizza per l’anno 2026.
È stata quindi convocata l’RSU su questa ipotesi senza aver prima però aver strutturato un dialogo aperto su tutte le possibilità in campo, a causa della condotta della parte pubblica in seno al tavolo tecnico.
Nell’ambito della seduta convocata l’altro ieri, l’RSU con propria delibera ha rigettato la proposta, approvando la prosecuzione del tavolo tecnico proprio per strutturare le ipotesi di welfare da sottoporre al referendum.
Questo voto inaspettato nascondeva forse delle diverse opinioni ma, se preso sul serio, avrebbe riaperto a 360° gradi la trattativa, che fino a quel punto era stata inchiodata.
In un tavolo convocato nella giornata di ieri, le delibere della RSU sono state consegnate alla delegazione di parte pubblica che però ha presentato una proposta di segno opposto in quanto contenente la proroga rigettata.
Le parti sindacali sono state quindi invitate dalla delegazione datoriale a rivalutare la loro decisione. A ciò è poi seguito un tentativo da parte di alcune componenti di convocare la RSU seduta stante, appellandosi a fantomatiche procedure d’urgenza.
Noi di CUB, insieme ad altre sigle, ci siamo dovuti opporre data l’insensatezza di questo tipo di convocazione.
Si tratta di una prassi che CGIL sta subdolamente cercando da tempo di imporre alla RSU, alla quale ci opponiamo sia per principio che fattivamente, perché è una totale mancanza di rispetto verso la RSU, che, se passasse questa ipotesi, si troverebbe a deliberare a comando e seduta stante, rispondendo quasi “pavlovianamente” al suono di campanello della parte datoriale.
Tenere duro su questo punto ha pagato: ora anche i più recalcitranti hanno capito che la RSU deve ricoprire il giusto ruolo.
Vi aggiorneremo sugli sviluppi.