Lo sciopero generale delle Università di ieri ha messo a nudo lo sfruttamento che attraversa tutte le categorie lavorative degli Atenei.

La mobilitazione aperta in ottobre dai lavoratori precari della Ricerca ha raccolto ieri in moltissime città universitarie la solidarietà del personale strutturato, docente e tecnico amministrativo, e ha raggiunto perfino chi opera nell’ambito dei servizi esternalizzati (in particolare a Bologna, Milano, Torino e Venezia). Un’indicazione importante per il futuro della mobilitazione, che lo sciopero lanciato da CUB SUR e CUB Flaica ha reso possibile per tutto il personale delle Università, allargando il perimetro dello sciopero rispetto alle proclamazioni fatte da altre sigle sindacali.

Tagli, Guerra e Precarietà i temi unificati per contrastare l’attacco del Governo al mondo della formazione e della ricerca. Uno sciopero quindi in difesa dell’Università pubblica, della libertà di ricerca e della dignità del lavoro. Contro le politiche di riarmo e il definanziamento in atto.

Constatiamo ancora una volta la paura di chi teme forme di rivendicazione dal basso e denunciamo il tentativo di depotenziamento dello sciopero attuato dalle Governance Universitarie tramite inviti a non scioperare e appelli interni a sostituire i lavoratori in sciopero.

Alla Ministra Bernini che chiede i numeri dello sciopero rispondiamo che non contano i numeri formali ma l’efficacia che potenzialmente questa mobilitazione potrà esprimere nei prossimi mesi e che oggi ha espresso nella componente dei precari della ricerca, che per sua stessa natura non è misurabile secondo i criteri standard a cui fa riferimento la Ministra.

Ieri è stata espressa una forza qualitativa che potrà essere capace di intercettare un bisogno sociale più ampio, a partire dal rifiuto di soluzioni corporative e scorciatoie concertative.

Fine della precarietà nella ricerca, stabilizzazione automatica dei contratti per il personale TA, reinternalizzazione dei servizi tramite concorsi ad hoc e specifici criteri di preferenza per chi già lavora tramite appalto dentro gli Atenei, aumento dei salari contro lavoro povero e carovita, ritiro dei tagli alle Università che di fatto servono a finanziare riarmo e economia di guerra, stop a tutte le collaborazioni con aziende belliche e entità israeliane. Questo il mosaico di rivendicazioni che costituiscono la piattaforma di lotta dei prossimi mesi, con uno sguardo su un autunno all’insegna di nuovi scioperi e mobilitazioni.

 


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