La congiuntura di guerra oggi costituisce il campo di esistenza in cui tutte le altre crisi riescono a proliferare e aggravarsi. Le principali potenze mondiali stanno, sempre più esplicitamente, marciando verso la guerra. Il piano di riarmo europeo e i progetti di costituzione dell’esercito comune costituiscono una pericolosissima accelerazione capitalistica dell’escalation bellica rischiando di trascinare nuovamente popoli al massacro. È quindi necessario contrastare ogni tipo di proposta di costruzione di un esercito europeo e di rafforzamento degli eserciti nazionali.

È evidente che il riarmo e la transizione verso l’economia di guerra sta avvenendo attraverso l’ennesimo piano di politiche di massacro sociale. I tagli a spesa pubblica e salari e l’aumento del debito per costruire armi impoveriscono la popolazione a favore di padroni e speculatori. La guerra condotta esternamente si riflette in una guerra interna fatta di sfruttamento, licenziamenti, omicidi sul lavoro, riduzione dei salari e del welfare, in sintesi precarietà.

Il genocidio del popolo palestinese costituisce il punto più avanzato del colonialismo occidentale e della tendenza al riarmo globale. Israele è modello tecnologico e ideologico dello stato bellico, repressivo e coloniale, specchio tutt’altro che distorto della nostra società: la pulizia etnica è la fase suprema dell’imperialismo e del colonialismo occidentale. Israele oggi si erge quindi come paradigma globale di dominio e distruzione. Fermare il genocidio, sostenere la Resistenza e liberare la Palestina non significa solo sostenere la legittima lotta di un popolo colonizzato, ma è necessità tangibile per tutte contro l’oppressione.

La tendenza alla guerra globale è sostenuta dall’intensificarsi della repressione a livello locale, come dimostrano i recenti decreti sicurezza. Il movimento di solidarietà al popolo palestinese ha subito una durissima repressione e criminalizzazione in tutto il mondo. In Italia Anan Yaesh, partigiano palestinese, è in carcere e sotto processo insieme ad Ali e Mansour: processo che ha visto nelle prime udienze accettare prove estorte sotto tortura dall’esercito israeliano negando i testimoni richiesti dalla difesa.

Il 12 aprile a Milano il corteo nazionale indetto da realtà palestinesi, sindacalismo di base e movimenti sociali è stato brutalmente attaccato dalla polizia che ha effettuato fermi e cariche allo scopo di delegittimare una manifestazione partecipata da più di 50.000 persone. L’attacco al corteo di Milano avveniva in contemporanea all’approvazione da parte del governo del decreto sicurezza che mira proprio a criminalizzare ulteriormente scioperi e proteste colpendo chi si oppone alla guerra e alla produzione bellica.

Come lavoratori, studenti, precariə è necessario agire per boicottare la produzione e la circolazione di armamenti a partire dal contrasto alla riconversione bellica di interi comparti produttivi come quello dell’automotive.

Tutto questo è necessario per inceppare il flusso di armi verso Israele, Arabia Saudita, Sudan e altri contesti di guerra.


1 maggio 2025
Scendiamo in piazza
contro il genocidio
e la guerra!
H. 14.00 Bologna
via Giacomo Matteotti 16
(davanti al Teatro Testoni)