Ricorderete come nel 2015, all’indomani delle elezioni per il ruolo di Magnifico Rettore, il Prof. Francesco Ubertini si impegnò pubblicamente ad abbattere la piaga dei contratti a termine in Ateneo.

Quell’impegno non fu mai in realtà rispettato – e noi di CUB lo abbiamo sempre ribadito in tutte le sedi.

Infatti, tramite un protocollo sottoscritto soltanto da CGIL e CISL e dopo vari tavoli di lavoro all’indomani dell’emanazione della c.d. Legge Madia, Unibo decise di bandire diversi concorsi con posti riservati per i precari.

Coloro che non riuscirono a superare i concorsi furono “eliminati” e così, consegnando alla disoccupazione alcuni nostri colleghi, il precariato fu abbattuto.

La Legge Madia non fu mai applicata nella parte in cui prevedeva per i precari con più di tre anni di servizio la possibilità della stabilizzazione automatica, cioè senza necessità di superare ulteriori selezioni.

Ora, nell’ambito di una delle prime presentazioni ai tavoli sindacali della programmazione dei fabbisogni 2023, CUB ha ribadito alla nuova Governance la possibilità di opzionare la Legge Madia nella parte in cui prevede la stabilizzazione diretta.

La DG, in risposta alle nostre istanze, anche collegate all’esigenza di procedere al più presto a nuove assunzioni, ha dato mandato agli uffici APOS di effettuare una ricognizione per verificare il numero degli aventi diritto: se tutto va in porto chi ha lavorato più di tre anni in Ateneo potrà avere un contratto a tempo indeterminato in ragione del servizio precedentemente prestato, senza necessità di ulteriori concorsi.

Per questa Governance, forse un primo passo verso la normalizzazione delle politiche del personale nel nostro Ateneo.

Se son rose fioriranno; noi ci batteremo affinché al riconoscimento di fattibilità di quanto proposto da CUB seguano… i fatti. Proprio come abbiamo fatto per l’attribuzione dei buoni pasto in LAE e per la possibilità voluta da CUB, sempre nel periodo del LAE, di variare il domicilio.

E prima di poter festeggiare aspettiamo un’analoga svolta anche nel campo delle esternalizzazioni: nostri colleghi sono anche quelli che lavorano per le cooperative, precari e con condizioni contrattuali del tutto insoddisfacenti, nonostante costino (le cooperative, non i lavoratori) così tanto ai bilanci dell’Ateneo.