Al Magnifico Rettore
Al pro Rettore Vicario
Al Direttore Generale
Alla RSU e ai Rls
Al CUG
Al Consigliere di fiducia
Al Garante degli studenti

Oggetto: D.L. n. 111 del 06/08/2021. Possesso della certificazione verde COVID-19. Richiesta incontro urgente riguardante il possesso della certificazione verde per accedere ai luoghi di lavoro

In data 6 agosto 2021 l’Ateneo ha pubblicato il nuovo protocollo di sicurezza per il contenimento del virus SARS-COVID19, aggiornato alle ultime disposizioni normative. In allegato al protocollo compare un documento informativo denominato “Certificazione verde COVID-19”.

Contestualmente, nell’ambito di una delle tante comunicazioni relative all’andamento della campagna vaccinale, l’Ateneo informa tutto il personale e gli studenti delle nuove disposizioni per l’avvio del prossimo anno accademico. Ovvero, a partire dal 1° settembre 2021 fino al 31 dicembre 2021, anche tutto il personale universitario, docente, ricercatore, tecnico amministrativo e CEL, dovrà essere in possesso della certificazione verde COVID-19, fatta eccezione per le persone esentate da un certificato medico.
Le modalità di verifica del possesso della certificazione verde COVID-19 saranno specificate in un prossimo DPCM, ne studieremo l’applicazione alla nostra struttura organizzativa e le comunicheremo a tutta la comunità.

Visto che mancano meno di 10 giorni al fatidico 1° settembre, e per evitare di ripetere la confusione che si è verificata nel settembre scorso quando l’Ateneo ha deciso di riaprire la BUB anticipando le tempiste stabilite dal Governo, siamo a chiedere un incontro urgente per conoscere e confrontarsi sulle diverse soluzioni che l’Ateneo intende adottare in merito alle nuove disposizioni.

Ferme restando le norme e le misure già previste dal protocollo di sicurezza, a tutto il personale interessa sapere e comprendere come si svolgerà il lavoro dal 1° settembre prossimo e se si prevede di sospendere i dipendenti non in regola con la certificazione verde a prescindere dalle misure alternative che possono essere individuate.

Per semplificare, è utile sapere:

–               Chi e come verificherà il possesso della certificazione verde?

–               Il controllo della certificazione verde potrà riguardare solo il personale a contatto con gli studenti, visto che il personale T/A delle Università è stato assimilato impropriamente a quello della Scuola?

–               Il controllo sarà capillare, giornaliero, magari anche da remoto?

–               Con quali poteri e con quali garanzie in merito alla riservatezza dei dati personali?

–               Come avverrà il controllo dei lavoratori e delle lavoratrici dei servizi in appalto?

–               Come dovranno comportarsi i colleghi non ancora vaccinati o che ritengono di non vaccinarsi?

–               Come verranno calcolati i 5 giorni di assenza nel caso di lavoratori non vaccinati che ricorrono al tampone?

–               L’Ateneo è disposto a trovare soluzioni di lavoro alternative per il personale che non intende vaccinarsi? Es. smart working o telelavoro?

–               In quali ipotesi (tempi effettivi e concrete modalità) il personale non in possesso della certificazione verde potrà incorrere nella sospensione dal servizio?

–               Visto che si intende “tornare alla normalità vaccinando tutti i lavoratori”, cosa è previsto nel caso in cui si sviluppino dei focolai nelle strutture in cui tutto il personale è vaccinato?

–               L’Ateneo è disposto a farsi carico del costo dei tamponi? L’Amministrazione è disposta ad organizzare delle unità mobili su tutto il territorio dell’Ateneo, comprese le sedi romagnole, per consentire a tutta la popolazione universitaria (Studenti, personale T/A, CEL, Docenti, Ricercatori) una possibilità di controllo (analoga a quella prevista e garantita lo scorso anno tramite le compenti AUSL) delle proprie condizioni di salute?

Qui sopra abbiamo riportato le più immediate questioni connesse all’introduzione della certificazione verde COVID-19 per chi dovrà accedere alle proprie sedi lavorative dell’Ateneo.

Comunque la si pensi, sappiamo che il possesso della certificazione verde non equivale ad una effettiva forma di tutela della salute. Sappiamo infatti che il datore di lavoro pubblico è ad oggi ugualmente obbligato a garantire il contingentamento delle presenze attraverso il lavoro agile emergenziale (come da ultimo decreto 30 aprile 2021). Inoltre, alla luce della disciplina complessiva e delle forme di tutela previste dal TUSL – testo unico per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, tutti i lavoratori che saranno chiamati al servizio in presenza dovranno ricevere una fornitura di mascherine FFP2 e dovranno vedersi garantito l’accesso al tampone a spese del datore di lavoro.

Riteniamo essenziale porre rimedio al vuoto decisionale e alle conseguenti forme di scarico di responsabilità verso il basso, nonché all’inefficiente e spesso ritardata circolazione delle informazioni, così come alle mancate verifiche rispetto alla corretta applicazione dei protocolli vigenti, oltre che alle carenze logistiche – come la scarsa igiene dei luoghi di lavoro, le infrastrutture non idonee (bagni ciechi resi ugualmente fruibili) – e all’inconsistenza dei presidi a disposizione del personale (soluzioni igienizzanti e, lo ripetiamo, mascherine idonee).

Come CUB SUR chiediamo all’Amministrazione di continuare ad attribuire adeguata valenza alle forme di tracciamento e all’esecuzione dei tamponi quali strumenti di prevenzione generale, senza oneri per studenti e lavoratori.

Comunque la si pensi, riteniamo sia inaccettabile il tentativo di obbligare alla vaccinazione COVID-19 i lavoratori del comparto Scuola e Università attraverso un provvedimento subdolo e indiretto qual è la certificazione verde dal momento che, al contrario, non rileviamo un’effettiva attività verifica rispetto all’adempimento degli obblighi imposti al datore di lavoro.

Non si può, inoltre, immaginare di assentire a banali modalità di gestione del trattamento di dati sensibili come quelli sanitari.

Ancora peggio è il legare la lotta alla pandemia a strumenti di decurtazione stipendiale diretti (sospensione dal servizio) o indiretti (“tassa tamponi” pari a 200 euro al mese): se non ti adegui non mangi, se ti adegui “male” mangi comunque meno.