Non passa giorno ormai che qualche pezzo grosso di questo ente ringrazi (anche e/o in particolare) il personale T/A per la capacità dimostrata nel supportare e quindi consentire, il funzionamento dell’Ateneo a supporto delle attività istituzionali indifferibili.
Ma quando è il momento di darci ciò che ci spetta, a conti fatti, i soldi li tiriamo sempre fuori noi…Facciamo due conti e vediamo se questa non è una sottrazione di reddito! Si mangia a casa tutti i gg quindi paghiamo noi (150 euro mese?), elettricità per il pc ce la mettiamo noi 30 euro/mese?), riscaldamento ce lo mettiamo noi 50 euro/mese? PC spesso ce lo mettiamo noi (600 euro?), collegamento alla rete internet (25 euro/mese?).
Chi ci guadagna in tutto questo? L’Ente? Che si intasca circa circa 100.000 mila Euro mensili (calcolo per difetto), dove li metterà poi se da sempre questi denari sono considerati “costi fissi” del personale? La famosa piattaforma di servizi software, con tutta la valanga di dati che si trova a gestire? Gli store di vendita on-line per gli acquisti di PC fatti per soddisfare le esigenze di tutti i familiari (video lezioni figli…)? I supermercati? I vivai?
E l’Ateneo si è presa la briga di comunicare a tutto il personale che “il regime di LAE non prevede l’erogazione del buono pasto” (quale legge lo vieterebbe?). E i soldi che fra il 2015 (incentivi per Telelavoro) ed il 2017 (Incentivi per acquisti dotazioni informatiche pro Smart Working) sono stati messi a disposizione delle amministrazioni pubbliche proprio per promuovere alternanze casa/lavoro più sostenibili? Secondo noi, a conti fatti, ci spettano dei soldi…
Parliamo del Buono Pasto
Come è noto il buono pasto è previsto dai Contratti nazionali e soprattutto dalla Legge sull’orario di lavoro: dopo 6 ore di lavoro è prevista una pausa per ristorarsi. Pur nella sua illegittimità la legge sullo Smart Working non lo nega, ma rinvia ad un accordo sindacale. È solo logica, buon senso e Diritto (questo sconosciuto…). In tutto questo delirio la Ministra della Funzione Pubblica arringa: “il buono pasto ha senso in un’ottica di presenza fissa ma è più difficile concepirlo in smart working: le due cose non si connettono così tanto”. Complimenti! E cosa cavolo c’entra la presenza fissa sul luogo di lavoro con l’orario di lavoro? La Ministra forse non concepisce che, oltre alle pause previste ogni 2h di lavoro al pc, il lavoratore, dopo 6 ore di lavoro, deve anche potersi ristorare a prescindere da dove è fisicamente. Continuiamo pure con ‘sta storia di dare addosso al dipendente pubblico…
Ora parliamo di LAE.
Ricostruiamo una breve ma illuminante storia. Da alcuni anni, in Italia Telelavoro e forme simili, si stanno diffondendo sia nel pubblico che nel privato ed il nostro Ateneo ne ha rallentato il riconoscimento in ogni modo e con ogni espediente burocratico dimostrando di non brillare certo per modernità. Questo mentre nel mondo del lavoro pubblico e privato si fa strada velocemente lo smart working. Per smuovere Unibo c’è voluto il COVID-19. E allora, in meno di due mesi, la realtà dimostra che la tecnologia esiste, che il personale T/A è in grado di far funzionare bene l’Ateneo anche da remoto consentendo a docenti ed studenti di proseguire la Didattica e quindi?
Solo col senno di poi ci si rende conto che i risultati piovono abbondanti e allora si cambia strategia! Subito non ci si fanno mancare i soliti appesantimenti burocratici dovuti al retro pensiero di qualche dirigente, secondo cui il lavoratore che sta a casa NON LAVORA (?!)…Oppure crede di essere IN FERIE (?!). Ci siamo messi noi, da soli, in LAE o tutto ciò fa parte delle scelte e delle responsabilità che spettano ad un datore di lavoro?
Allora Tutt* in LAE ed il più a lungo possibile!!! Così, meno costi di funzionamento e meno conflitti nei luoghi di lavoro tanto i risultati sono garantiti e forse vanno oltre le aspettative!
Oggi, gli stessi che avevano visto nel LAE un vantaggio (non mi sposto, non mangio fuori, seguo i bimbi) cominciano ad accorgersi che email e telefonate Unibo arrivano in ogni momento, il pc è sempre acceso per Unibo, paga riscaldamento/raffreddamento per Unibo, paga luce per Unibo, paga connessione di rete per UNIBO… e la giornata di lavoro NON FINISCE MAI…(fra parentesi, parrebbe che gli impianti nelle strutture siano rimasti accesi, alla faccia della Sostenibilità Ambientale…).
Chi sostiene questi costi? Altro che connessione tra buono pasto e presenza fissa!
Sia chiaro! il LAE non è un favore ai dipendenti è frutto di una scelta, di una modalità lavorativa necessaria a causa di una emergenza che molto probabilmente giova ai bilanci dei datori di lavoro e sottrae reddito ai lavoratori e alle lavoratrici. Per evitare che dal Lavoro Agile in Emergenza si passi al Lavoro a Cottimo per Sempre e considerato che non ammettiamo che qualche arrampicatore sociale metta il cappello sulla nostra Libertà e sul nostro Diritto di fare sindacato:
SUBITO 300 EURO/MESE PER DISAGIO LAVORATIVO LAE E RIPRISTINO DEL BUONO PASTO! Quale indennizzo proporzionato ai risparmi dell’Ateneo.
SUBITO UN TAVOLO PER NORMARE IL LAVORO AGILE A TUTELA DEL PERSONALE TECNICO AMMINISTRATIVO. DIRITTO ALLA DISCONNESSIONE SUBITO!
AFFRONTIAMO SUBITO SMART WORKING/LAE! BASTA APPROFONDIMENTI!
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