Care colleghe, cari colleghi,
ci permettiamo di intervenire nel cabaret che si è aperto intorno al tavolo sul welfare aziendale. Il rumore di fondo prodotto da alcune rappresentanze ci obbliga a riportare i fatti nella loro realtà, depurandoli da metafore infantili, personaggi da fumetto e allusioni che poco hanno a che fare con la dignità del confronto sindacale.
Siamo costretti a ripetere qui quello che per ben tre volte abbiamo detto al tavolo sindacale: la richiesta della UIL di svolgere una trattativa separata per il personale dirigente era ed è assolutamente legittima in quanto rispondente alle norme del CCNL. Quello che invece non era legittimo era il modo con cui l’Amministrazione ha pensato di darle seguito, prelevando risorse destinate al personale TA per rimpinguare i fondi della dirigenza.
E qui veniamo a un passaggio che non può essere taciuto. CGIL – sempre rapidissima a rivendicare primati di rappresentanza – rispetto alla proposta datoriale non ha sollevato alcuna obiezione.
Mentre il nuovo testo di Accordo era già in fase di lettura, siamo dovuti intervenire più volte facendo notare che il taglio di risorse calcolato pro capite avrebbe creato un’asimmetria inaccettabile… perché il welfare non si percepisce “a pezzi” come una torta, ma deve essere distribuito in base alle esigenze di ognuno!
Probabilmente il riparto delle risorse a favore della dirigenza sarebbe passato così com’era, nel silenzio complice dei “firma tutto”.
Insistentemente abbiamo posto il problema, offrendo anche una soluzione concreta: far rientrare il welfare dirigenziale nei fondi già assegnati alla dirigenza, in perfetta coerenza con la norma che la stessa UIL chiedeva di applicare. Ironia della sorte, una soluzione che è stata accettata dal delegato del Rettore. E dunque: dov’è il “complotto”? Dove sono le “alleanze spurie”? Dove le “pantomime ideologiche”?
Mentre semplicemente rivendicavamo una soluzione diversa, siamo stati tacciati di “populismo” da chi peraltro ha dichiarato di essere al tavolo per “questioncine di stile” delegittimando come sempre ogni discussione collettiva.
Quanto alla retorica delle “alleanze contro”, la rigettiamo al mittente. Noi non facciamo alleanze. Facciamo convergenze, sui contenuti. Se capita di avere una posizione simile a quella di un’altra sigla, non è tradimento: è intelligenza sindacale. E se una parte (qualunque essa sia) fa un passo falso, non ci tiriamo indietro nel denunciarlo. Anche se questo significa trovarsi dalla parte “sbagliata” secondo certe geometrie ideologiche.
Ci dispiace che la CGIL veda nemici ovunque e riduca ogni divergenza a una battaglia personale. Ma da parte nostra – e crediamo anche da parte di coloro con i quali non condividiamo alcun “patto segreto” – continueremo a ragionare sui numeri, sulle norme e sull’equità.
Rispondere alle accuse ironiche che vengano mosse sarebbe fin troppo semplice, ma un tale approccio grammaticale rischia di sviare l’attenzione, evitando un confronto serio. Ci perdonerete se scegliamo di non prendere sul serio alcune affermazioni. Perché qui non siamo in un fumetto. Siamo in una Università e ci piacerebbe che qualcuno ogni tanto se lo ricordasse.