Quando si è annunciata, ex articolo 95 del CCNL firmato nel 2024 dai sindacati firmaioli (CGIL, CISL, ANIEF, SNALS, GILDA), la distinzione nel trattamento tra “ferie” e “festività soppresse”, abbiamo subito sentito puzza di bruciato. E infatti. L’amministrazione, come al solito senza condividere alcunché né col personale coinvolto né con i sindacati, sta procedendo a un ricalcolo al ribasso delle ferie spettanti ai part-time verticali, da applicarsi dal 2026.

Il discorso “matematico”, nei suoi tratti essenziali, è questo: se la posta dei 32 giorni totali di riposo (ferie+festività soppresse) è unitaria, il meccanismo di arrotondamento per chi lavora solo una parte dell’anno sarà altrettanto unico; se la posta dei 32 giorni è divisa, la possibilità di cadere in un arrotondamento negativo è duplice. Anche un sindacalista alle prime armi sa che il concedere al datore di lavoro di dividere una posta prima unitaria è una sicura sconfitta (di qualsiasi cosa si tratti: voci stipendiali o riposo); eppure i soliti noti sono riusciti nel farci sottrarre persino delle giornate di riposo.

La divisione della posta “giornate di riposo” non riguarda solo i part-time verticali: essa riguarda o riguarderà tutti quelli che avranno, per qualsiasi motivo, un periodo non lavorato e non retribuito durante l’anno superiore ai 15 giorni: quando si troveranno in questa situazione cadranno sotto la duplice tagliola dei “giorni di ferie” e delle “festività soppresse”.

Cosa chiediamo all’Amministrazione:

1) trasparenza nei confronti dei dipendenti e dei sindacati. Al momento essa è talmente assente che persino la tabella disponibile sull’intranet per il riscontro del numero di giorni di ferie è scomparsa, e al suo posto un avviso ci dice che “la pagina che stai cercando non esiste”. No: è la trasparenza in Unibo che non esiste, non la pagina. Abbiamo il sospetto che per togliersi d’impiccio si tenda a rinviare al 2026 passando “la pesca” a Evo; ma con tutto il male che si può dire di Evo, questa volta non è colpa sua.

2) Il diritto al riposo, costituzionalmente garantito, è unitario e non è burocraticamente riducibile in base a una questione di nomenclatura. La riduzione proporzionale per i part-time (e gli altri casi citati) deve operarsi sul totale dei giorni di riposo, non su due sottinsiemi, in modo punitivo.

A fronte di questa operazione davvero inaudita (una riduzione dei giorni di riposo è davvero qualcosa di mai osato, fin qui) proponiamo ai colleghi/e direttamente coinvolti di unirsi a noi e sostenerci in questa importante operazione di “vigilanza” a tutela di tutti e tutte.