La legge di bilancio 2026 continua le politiche dei governi precedenti di centrodestra e centrosinistra: Tagli di fatto a sanità, scuola, servizi e pensioni per mantenere il deficit pubblico sotto il 3% (come vuole il Patto di stabilità europeo) e aumento delle spese militari come richiesto della NATO.
Nel 2035 la spesa militare arriverà al 5% del PIL: oltre 100 miliardi, dopo che già negli scorsi dieci anni era già cresciuta del 64,5%.
Missili, bombe e cannoni non hanno deficit
La manovra quest’anno è di 16 miliardi: 10 miliardi da tagli alla spesa e 6 miliardi da nuove entrate, di cui circa 4,5 da un “contributo” delle banche, proposta già fallita nella precedente finanziaria.
La tanto pubblicizzata riduzione dell’aliquota Irpef darà 40 euro all’anno a chi ha redditi fino a 30.000 euro, mentre i rinnovi contrattuali continuano a produrre salari che non recuperano un’inflazione in crescita.
Al Fondo Sanitario nazionale andranno solo 2,5 miliardi: ne servivano almeno 40 (durante la pandemia si parlò di 37 miliardi sottratti alla sanità in un decennio). Si copriranno appena i rinnovi dei CCNL del settore, scaduti da anni e comunque improntati al risparmio sulla pelle dei lavoratori. Lo stesso per Scuola, Università e Pubblico Impiego.
La politica sanitaria aiuta i privati e impoverisce lavoratrici e lavoratori
La Corte dei Conti certifica che è stato speso solo l’82% deli fondi “Missione Salute” del PNRR orientato soprattutto alla digitalizzazione e agli adeguamenti strutturali, non alle assunzioni di personale… Ma si parla lo stesso di “rimodularli”. Come?
– Acquisto dai privati di prestazioni nel tentativo di ridurre le liste d’attesa (€ 246 milioni)
– Bonus per salute mentale e cure palliative, spendibili presso i privati, invece che politiche capaci di agire sui determinanti di salute: casa, servizi, lavoro stabile, condizioni economiche adeguate
– Per la non autosufficienza, viene istituito un Fondo per i caregiver, trattandoli di fatto come sostituti di servizi e strutture pubbliche ormai insufficienti
– Incentivi economici per trattenere i lavoratori nel pubblico: aumento dell’indennità di specificità e dell’indennità di tutela del malato: misure che creano disparità e divisioni tra i lavoratori, senza rendere veramente attrattive le professioni sanitarie
– Assunzioni previste, un decimo del necessario: 6.000 infermieri e 1.000 medici, a fronte di una carenza di circa 70.000 infermieri. L’Italia resta ben sotto la media OCSE con 6,5 infermieri ogni 1.000 abitanti (contro il dato medio di 9,8) e 1,5 medici ogni 1.000 abitanti (contro il 2,4)
– Sicurezza sul lavoro: per “non vessare le aziende”, gli organici degli ispettorati continuano a calare, lasciando mano libera alle violazioni in un mondo del lavoro segnato da appalti e subappalti.
La militarizzazione della Sanità
Intanto, mentre il sistema sanitario affronta ancora i limiti emersi con la pandemia, si prepara la militarizzazione della sanità: dopo Francia, Germania, Spagna anche in Italia si dà ordine di preparare la rete ospedaliera per l’accoglienza di possibili soldati feriti.
IL 28 NOVEMBRE FAREMO SENTIRE LA NOSTRA VOCE:
BASTA SPESE MILITARI; SÌ ALLA GIUSTIZIA SOCIALE,
AL SALARIO, ALLA SANITÀ E ALL’ISTRUZIONE PUBBLICA.
