Il prossimo fine settimana tutti i cittadini italiani saranno chiamati a votare per i 4 quesiti referendari “sul lavoro” promossi dalla CGIL e pubblicizzati con lo slogan “il voto è la nostra rivolta“.
Sappiamo che il referendum è una pessima idea, perché porta al voto (o al non voto…) anche chi non si trova implicato/a in rapporti di lavoro. La storia lo dimostra, è già successo con il referendum relativo al taglio della Scala mobile del 1985 che ha portato a sganciare del tutto i salari dall’aumento del costo della vita, con l’avvallo della concertazione sempre complice e al massimo ribasso dei sindacati confederali.
Per CUB non è questo il modo di fare sindacalismo, questa è politica da politicanti. Lo dimostrano le “riflessioni” di alcuni esponenti politici di opposizione di questi giorni, che “puntano” a un 40% di votanti per bearsi della propria “base di massa”, esponendo senza alcun pudore le lavoratrici e i lavoratori a tutti gli attacchi che seguiranno al mancato raggiungimento del quorum.
Però il referendum c’è, e far mancare il quorum darebbe forza al governo (a qualsiasi governo), quindi andremo a votare!
Se dovesse andar male, come potrebbe accedere, le responsabilità delle classi dirigenti di tutti i sindacati sponsor saranno enormi, e speriamo che i loro iscritti glielo sappiano far pesare.