Care colleghe, Cari colleghi,

decisionismo, prepotenza e arroganza – queste le parole chiave che hanno portato alla sottoscrizione del contratto integrativo 2022 da parte della delegazione pubblica e dei “soliti noti” rappresentanti confederali CGIL e CISL. Il copione quindi è sempre lo stesso, pochi spiccioli per tuttɜ, con una garanzia: ancora meno PEO!
E questo grazie alla visione miope del tavolo, che neanche entra nel merito delle nostre proposte.
Tutto questo accade in un clima in cui la RSU approva una propria piattaforma, che però parte pubblica non si degna nemmeno di considerare. La RSU è persino riuscita a bocciare con propria delibera l’ipotesi di contratto integrativo, nonostante la componente CGIL abbia continuato a disertare le sedute di questo organo di rappresentanza in Ateneo in barba al proprio elettorato (vedi comunicato del 28.07.2022).

E l’Amministrazione che fa? Siamo al peggio di sempre per metodi e modalità. Delegittimare la RSU, le sue decisioni e il suo regolamento sembrano essere le parole d’ordine della delegazione di parte pubblica.

E i Sindacati che fanno? I rappresentanti CGIL e CISL, cioè coloro che sono scelti dalle segreterie dei sindacati confederali (e non sono quindi votati ed eletti da NOI, come invece è per la RSU), sono stati, come sempre, gli unici interlocutori privilegiati e legittimati nella trattativa e hanno assolto, come spesso, come sempre, l’onere della firma – nonostante la delibera contraria dalla RSU.
In sintesi, le parti rilevanti per l’amministrazione che DOVEVANO firmare il contratto integrativo 2022, lo hanno fatto. Un copione ormai consolidato che si ripropone come un mantra e un velo di tristezza fra boicottaggi della RSU, sorniona propaganda elettorale e “divertenti” divulgatori sindacali.

Per noi è assurdo che due “nominati di segreteria” decidano per più di 3000 colleghi. Per effetto di cosa? Forse di una rappresentanza che loro stessi intendono come delega in bianco? Perché non si ha voglia di trovare una mediazione e di avere un confronto, nella sede deputata (RSU), con gli altri sindacati e con altre visioni di confronto? Perché la democrazia partecipata e sindacale non è ben vista da chi può fare la parte del leone, da chi può fare “i propri interessi” e non quelli di una Comunità (ci sono tanti esempi concreti e storicizzati, oramai)? Noi non scordiamo l’elevato numero di astensione dal voto!

E se fosse che “loro”, tutti insieme, (CGIL-CISL e Amministrazione), si stessero prodigando per evitare un semplice ma non scontato esercizio di democrazia a lavoratori e lavoratrici Unibo, (leggi: consultazione referendaria sul contratto integrativo)? Se fosse vera questa ipotesi, quale sarebbe lo scopo di lor “signori”?

Chiedeteglielo di persona durante le loro numerosissime e infiocchettate riunioni (garantite forse dalla firma “facile” sui contratti?).
Non potrebbe essere forse che l’opinione di lavoratrici e lavoratori non collimi tanto con il “confederal pensiero”? Comunque sia questo è l’andazzo per i prossimi tre anni garantito, anche quest’anno, dall’esito delle ultime elezioni!

Concluso il preambolo, facciamo un po’ d’ordine…

La contropartita per la firma

I professionisti del sindacato (i confederali CGIL e CISL) hanno firmato per tutti, pur non avendo la maggioranza (e anche questa è la solita arrogante pratica di anni: pochi per molti), perché:

  1. secondo CGIL “c’è stato un notevole passo in più…”;
  2. secondo CISL la revisione dei criteri PEO era l’unica pregiudiziale per la stipula dell’integrativo…

Il notevole passo avanti per CGIL

Oltre ai 10 euro annui e lordi di aumento dell’IPO, sono state “mobilitate” altre risorse extra integrativo. In verità, però, l’ennesimo do ut des fuori dal fondo accessorio si attua con risorse che non sono “in più”.
Si tratta 338 mila euro sottratti al fondo sussidi, che ora saranno utilizzati per finanziare una specie di Bonus bollette, con il risultato che, divisi in parti uguali tra tutti, sono circa 100 euro a testa una tantum.
E ciò nonostante per il Decreto aiuti bis la cifra esente erogabile debba e possa essere pari a 600 euro (vedi art. 12 della legge di conversione).

Purtroppo va sottolineato che non si tratta nemmeno di risorse “in avanzo”, dato che tali fondi non sono ancora stati erogati al personale richiedente in quanto la logica dell’accordo sussidi (firmato da CGIL, CISL e UIL) tra massimali, divieti di cumulo e limiti ISEE rende quasi impossibile accedere a queste risorse, che dal 2015 a oggi sono diventate meno di un settimo (vedi comunicato del 05.03.2019). Anziché rimettere mano al fondo e al regolamento sussidi come CUB chiede da tempo per avere una distribuzione più agevole ed equa dei fondi, si “ruba” di fatto da quello stesso paniere (insomma, il gioco delle 3 carte); paniere che, fra l’altro, è stato vincolato da quelle stesse sigle a criteri ben specifici come l’indicatore ISEE e non pensato per assegnazioni “a pioggia”.

Notevole che l’unica eccezione rispetto a questa depauperazione del Fondo Sussidi stia nel contributo per l’iscrizione dei figli al centro estivo e per l’acquisto di servizi di baby-sitting, un sussidio per pochi e che potremmo definire “più ricco” degli altri, sia per massimale (1400 euro in luogo dei 500 euro previsti per tutti gli altri sussidi), sia per importo complessivamente erogato (per il 2021 erano stati stanziati 350 mila euro; per tutte le altre tipologie di sussidio sono invece stati effettivamente erogati soltanto 50 mila euro), sia per limite ISEE (non a 30 mila euro come gli altri, ma a 45 mila euro).

Invece, per CUB è più che mai urgente ridefinire le misure di welfare aziendale ampiamente inteso (comprensivo anche dei finanziamenti per la formazione universitaria). Una revisione fatta bene. (Sul punto vedi comunicato del 23.06.2022 e comunicato del 11.06.2021) E questo a latere dei contributi per il carovita, che pure chiediamo. Il margine c’è: si tratta di scelte politiche.

La pregiudiziale PEO voluta dal CISL

Dopo le indecisioni estive anche il rappresentante confederale CISL ha posto la sua firma sul contratto 2022 per “suonare la solita musica” insieme alla rappresentante confederale CGIL, che non se la sentiva di prendersi da sola la responsabilità di firmare (“aveva paura di essere criticata”, come da sue parole).

Vista la sostanziale diminuzione del fondo PEO (vedi comunicato del 12.07.2022), la pregiudiziale per la firma voluta da CISL era collegata alla revisione dei criteri PEO, revisione da attuare da subito, con tempi strettissimi e senza nessun lavoro serio per trovare criteri giusti e coerenti.

Diversamente, per CUB è indispensabile finanziare maggiormente il fondo PEO (e le possibilità, più volte indicate, ci sono!!!), che invece, in base alle stime effettuate dall’amministrazione, a condizioni invariate rispetto agli scorsi anni grazie alle consuete trattative a perdere di LORO sopra, è destinato a darci ben poche soddisfazioni.

Al contempo chi ha posto come pregiudiziale alla firma del contratto integrativo la modifica dei criteri PEO individuati nel 2019 dagli stessi sindacati confederali quella volta uniti (CGIL, CISL e UIL), non si è sentito di fare un’effettiva proposta di revisione. Saranno solo individuate delle proposte di revisione per il 2023. Ci domandiamo quindi per quale motivo effettivo CISL abbiamo firmato il contratto integrativo 2022. Ma forse è meglio non saperlo…

La verità sulle PEO sta nel mancato finanziamento del fondo.
La verità è che la colpa di ciò non è di niente (regole tecniche o altro) e nessuno, se non dei professionisti del sindacato che lavorano malissimo.

Il trend indicativo del fondo PEO vede un finanziamento “lordo dipendente” pari a: 328.890 euro nel 2019, 222.260 euro nel 2020, 288.750 euro nel 2021, 226.890 euro per il 2022, 260.550 euro per il 2023, 226.890 euro per il 2024.

E con questi fondi tra il 2019 e il 2024 soltanto il 60% del personale avrà fatto almeno una PEO.

Alla fine, la realtà è che, a fondo invariato, in UNIBO (altrove sappiamo non è così… basta informarsi!) per ottenere lo “scattino” (perché, fra l’altro, di un piccolo aumento economico parliamo) servono da un minimo di 7/8 anni nella stessa categoria a un massimo di 21 anni (se contiamo anche il lungo blocco contrattuale iniziato nel 2009)!

Invece per CUB occorreva e occorre:

  • intervenire in modo coerente con l’istituto delle PEO, finanziandolo per davvero, ad esempio con almeno i 100 mila euro di FORD che avanzano (vedi comunicato del 12.07.2022), oppure con la riduzione drastica delle posizioni di responsabilità, con la diminuzione delle POA-prestazioni orarie aggiuntive, ecc.;
  • valutare l’anzianità di servizio in modo uguale per tutti, perché non ha senso che qualcuno faccia lo scatto dopo 7/8 anni (che sono comunque tanti) e altri ne debbano aspettare il triplo, senza contare le colleghe e i colleghi che, dopo aver lavorato anni o decenni in un’altra amministrazione pubblica (entrati in ateneo per mobilità o concorso), ripartono da zero;
  • ragionare sull’intero impianto contrattuale – altrimenti qualsiasi modifica che riguardi esclusivamente i coefficienti di ponderazione porterà ad una distorsione dell’istituto stesso;
  • stipulare, come abbiamo proposto a inizio trattativa, un accordo a stralcio per consentire a tutto il personale almeno una PEO entro il 2024 (vedi comunicato del 13.05.2022).

La responsabilità di chi ha firmato

Ci raccontano, come sempre, che senza la sottoscrizione del contratto integrativo non si sarebbero potute pagare indennità, straordinari etc.

NON È VERO, e ciò è scritto nel testo unico del pubblico impiego all’art. 40, comma 3 ter. Ma anche se lo fosse, crediamo che le lavoratrici e i lavoratori sarebbero stati disposti ad attendere quel poco per ottenere molto di più dopo.

La verità è che le distribuzioni operate nell’ambito del fondo accessorio sono penalizzanti, e alcune persino senza senso (ad esempio, l’aumento del FORD di oltre 100 mila euro voluto da CGIL, 100 mila euro che sicuramente si sarebbero potuti stanziare sulle PEO).
A ciò va aggiunto che, a parte l’aumento del compenso aggiuntivo promesso dal Rettore Molari nella sua campagna elettorale, nulla è stato guadagnato nel corso delle trattative. Anzi, purtroppo è stato esaurito anche il fondo sussidi per l’anno corrente.

La verità è il costante annichilimento dell’idea di rappresentanza e di democrazia sindacale all’interno di questo ateneo, dove pochi si assumono la responsabilità di molti, sottraendosi al confronto con le altre sigle nella sede deputata e asservendosi sempre alla volontà padronale.

LA RESPONSABILITÀ DI TUTTE E TUTTI NOI?
CHIEDERE IL REFERENDUM SUL CONTRATTO INTEGRATIVO,
PERCHÉ LA DEMOCRAZIA È DI TUTTE E TUTTI!

DARE VOCE A TUTTE LE LAVORATRICI E A TUTTI I LAVORATORI
È DOVERE DI TUTTA LA RSU (cgil e cisl comprese)
E ANCHE DEL RETTORE!