Abbiamo espresso senza indugi e da subito la nostra contrarietà al Green Pass sul posto di lavoro, indicandolo come strumento che “punta il dito contro i comportamenti dei singoli per evitare qualsiasi ripensamento sull’organizzazione della vita sociale e produttiva del Paese e nascondere le proprie responsabilità” (comunicato 7 ottobre).
Avevamo ragione da ogni punto di vista: il GP obbligatorio è servito solo a creare una categoria colpevolizzata, e non ha restituito a nessuno/a una vita più libera e serena. Nel frattempo, mentre si continua a dichiararsi (e prorogarsi..) in emergenza, nulla è stato fatto né per i trasporti né di strutturale per la sanità pubblica; e Unibo, brunettizzandosi, frena invece che incentivare il lavoro da remoto.
Di fronte all’obbligo ricattatorio di Green Pass alcuni colleghi e colleghe del nostro Ateneo hanno deciso di farsi sospendere non procurandosi e/o non esibendo il vessatorio QRcode. Abbiamo segnalato anche episodi imbarazzanti e spiacevoli (per l’amministrazione) in occasione dei controlli del GP, controlli sulla cui legittimità è lecito avere dubbi – e infatti continuiamo a chiedere la revoca dei provvedimenti di sospensione che da quei controlli sono derivati.
Ma la cosa che più ci stupisce è che, nel discorso corrente dell’istituzione, queste colleghe/i sospese/i siano semplicemente scomparse/i. La dirigenza dice che sono “pochi”, come se l’ingiustizia che li colpisce sia di per ciò trascurabile. Noi pensiamo che questo tacere la loro presenza, anzi la loro assenza, sia grave.
Sia grave per il rispetto che è loro dovuto prima di tutto; ma non vogliamo essere complici del silenzio anche perché NON possiamo accettare che lavoro e reddito siano legati non alla prestazione contrattuale ma alle scelte individuali del/la dipendente sul tema della salute e della propria vita. Questo pericoloso precedente ci minaccia tutti: vaccinati, tamponati o non che siamo oggi. Non si tratta dunque solo di solidarietà (che pure c’è e che sentiamo indispensabile), ma di sapere che domani al loro posto potrebbe esserci ciascuno/a di noi, per aver fatto la scelta su sé stesso/a che il potere del momento giudicherà sbagliata.
Per la necessità di contrastare chi vorrebbe far calare il silenzio sull’esclusione di questi/e colleghi/e, riportiamo qui di seguito stralci di lettere aperte che ci sono giunte tramite il gruppo “Lavoro e studio diritti di tutti”:
“Ho pensato, molto prima di fare la mia scelta, e sono convinta che chi ricatta non ha la forza della ragione! Chi ricatta ha solo il potere! Questo potere gli viene riconosciuto da chi è come lui, e nella storia sono sempre stati pochi. E gli viene riconosciuto dai tanti che non hanno potere ma credono che adattandosi non perderanno il poco che hanno. La storia insegna che non è così!
Sono fuori, non lavoro più con voi perché non mi voglio adeguare! […] Non mi sono adeguata perché ritengo il green pass una schedatura inutile al bene pubblico ma utile al bene di chi intende usare il potere per dividere e imperare, oggi con questa minaccia, domani con un’altra e poi con un’altra ancora.” (A. Zago)
“… tutti i propri progetti spazzati via da un manipolo di persone che scrive leggi. Da un giorno all’altro e dopo un anno e mezzo di continui cambiamenti (anche questi, sempre da un giorno all’altro, addirittura anche nel fine settimana con applicazione al lunedì successivo)! Con un’altra lettura, una condanna alla fame, se non si fa ciò che viene chiesto. E sicuramente all’emarginazione sociale, perché chi pensa diversamente dal pensiero dominante è pericoloso.” (A. Petroli)
“Che questa battaglia possa muovere una riflessione, un pensiero critico, istillare il dubbio sui diritti tutelati o meno superando la semplice applicazione della norma, senza nessuna considerazione delle conseguenze che porta, ignorando l’esistenza di un gruppo di colleghi che dissentono, come stiamo vivendo, ritrovandoci in ogni luogo minata la democrazia.” (N. Dolci)
A tutti e a tutte, anche ai/lle colleghi/e sospesi/e, un sincero augurio di buone feste.
CUB SUR esprime inoltre forte solidarietà verso i lavoratori afferenti al comparto Scuola. Pare infatti siano circa 70.000 coloro che, a seguito dell’estensione dell’obbligo vaccinale, saranno sospesi dal lavoro senza stipendio.
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