Con questo breve comunicato vogliamo testimoniare il nostro sdegno per quanto accaduto ieri sera a Bologna, che rappresenta un grave segnale di allarme per la tutela dei diritti democratici.
Un presidio in Piazza del Nettuno, organizzato dai Giovani Palestinesi in solidarietà alla resistenza nei territori occupati, è stato accerchiato da un imponente dispositivo di forze dell’ordine: almeno dodici blindati e tantissimi agenti in tenuta antisommossa hanno impedito ogni possibilità di movimento ad una cinquantina di manifestanti, bloccandoli senza lasciare loro alcuna via di uscita. La sola “colpa” dei presenti era voler manifestare la propria solidarietà al popolo palestinese.
Nel frattempo, centinaia di cittadine/i spontaneamente hanno cercato di opporsi a quanto stava accadendo e avviato una sorta di corteo di copertura per evitare più gravi conseguenze e mettere al sicuro tutti coloro che erano in piazza e in particolare i soggetti più fragili. Purtroppo, però, il corteo partito da Piazza Maggiore è stato in parte disperso con idranti e cariche.
Come CUB ci chiediamo quindi quali siano state le regole di ingaggio assegnate alle forze dell’ordine e se c’è una regia di carattere politico dietro questi accadimenti.
Una gestione dell’ordine pubblico sproporzionata e repressiva, che nulla ha a che vedere con la tutela della sicurezza e che non protegge le persone ma colpisce cittadini/e, reprimendo la libertà di espressione.
Chi governa la città di Bologna, dalla giunta comunale alle autorità di pubblica sicurezza, ha responsabilità dirette in quanto accaduto. La repressione del dissenso, tanto più quando riguarda una causa internazionale dibattuta e complessa come quella palestinese, è inaccettabile.
Ricordiamo a tutte/i che la libertà di manifestare checchesenedica non è soggetta a autorizzazioni e la gestione politica del conflitto attuata dalle istituzioni e promossa dalla stampa è il classico modo per criminalizzare il dissenso.
Quanto accaduto ieri a Bologna suscita in noi tutte/i indignazione e profondo dispiacere.
Diciamo stop a chi strumentalizza i disordini provocati da una direzione arbitraria dell’ordine pubblico attuata sulla scorta di leggi incostituzionali: dai mostri giuridici ereditati, come il R.D. 773/1931, fino agli inediti castelli di sabbia costruiti tramite il Decreto sicurezza del giugno scorso e al nuovo gravissimo tentativo di imbrigliare le piazze tramite la proposta di un nuovo “DDL anti pro Pal”.
Difendere il diritto a manifestare è oggi più che mai una necessità, anche a partire dai luoghi del nostro Ateneo.