È alquanto sconcertante la “premura” dell’Amministrazione che si degna di convocare le parti sindacali per aggiornamenti sull’emergenza solo per il 10 marzo 2021. L’evoluzione peggiorativa del contagio era già nota da almeno una settimana. Le stesse OO. SS. che hanno chiesto l’incontro al Magnifico Rettore, ritengono questa data congrua per discutere dell’attuale fase di emergenza. Pertanto i lavoratori e le lavoratrici delle Biblioteche, prima di ricevere risposte alle criticità delle attuali disposizioni devono attendere una settimana.
Vista l’assenza di premura dell’Ateneo e delle OO.SS., con la presente la componente CUB presente in RSU chiede al Magnifico Rettore la convocazione immediata delle parti sindacali e l’adozione delle più adeguate misure all’attuale fase di emergenza.
UniMoRe ha comunicato che le sue biblioteche resteranno chiuse dall’8 al 20 marzo. Lo stesso ha fatto l’Università di Ferrara e il Comune di Bologna. Cosa aspetta UniBo?
Il Personale Bibliotecario ha garantito i servizi da Maggio 2020. Ultimi a chiudere, primi a riaprire in Settembre 2020 senza deroghe al fatto che si tratti per lo più di personale anziano (età media 54 anni) e spesso “fragile”. Questo non ha impedito ai bibliotecari di assicurare un pregevole servizio per studenti, docenti e personale TA.
Ci preme ricordare, ad esempio, l’imperio usato con il Personale BUB richiamato in presenza, dal Vicario Presidente della BUB, con un preavviso di un solo giorno di lavoro pieno (week end compreso). La successiva ritrosità, degli stessi vertici BUB, nel mediare con il personale la stessa, legittima, turnazione e la concessione del doveroso strumento costituito dal LAE. Il tutto all’interno di un ambiente di lavoro con presenza di telecamere e servizi igienici oggetto di numerose segnalazioni dalle rappresentanze istituzionali dei lavoratori.
Riteniamo che sia opportuno e più sicuro chiudere le Biblioteche, e tornare ai servizi a distanza. Vogliamo aspettare che si verifichi un focolaio COVID in una delle nostre Biblioteche?
L’Ateneo ritiene invece che biblioteche e sale studio siano servizi indifferibili e vadano tenute aperte anche a fronte dell’emergenza sanitaria sempre più “rossa” e della chiusura di tutti i servizi, compresi nidi e materne che dopo tutte le altre scuole di ogni ordine e grado, chiudono lasciando sulle spalle dei genitori di figli in fascia 0/6 l’annosa questione di una conciliazione impossibile tra lavoro (aperto) e scuole (chiuse).
Così i lavoratori delle biblioteche sono costretti a lavorare in presenza per “presidiare” i servizi mentre gli altri 2500 dipendenti Unibo possono fruire del LAE.
Mentre l’Amministrazione (COMUNQUE FUORI TEMPO MASSIMO!!!), “cerca una soluzione equilibrata” per accontentare tutti, una minima parte dell’utenza studentesca parrebbe non ritenere necessaria una nuova reclusione, con conseguente studio da casa, forse pensando alle biblioteche più come ultimo baluardo di aggregazione sociale che come luoghi di studio? Nel frattempo, però colleghe e colleghi son costretti a recarsi sul posto di lavoro al di là di ogni ragionevole coerenza con gli ultimi DPCM emanati e ogni protocollo di sicurezza.
Quello degli studenti parrebbe un problema di connettività? Una collega scrivendoci propone: “perché non vengono prese in considerazioni ulteriori misure con compagnie telefoniche per promuovere tariffe agevolate per studenti per la connessione internet? In fondo lo smartphone ce l’hanno tutti, potrebbero fare hotspot col cellulare.
Il bando che era uscito a novembre: https://bandi.unibo.it/s/abis1/bando-concorso-distribuzione-11-144-schede-sim-dati-durata-semestrale-100-gigabyte-mese-studenti-universita-bologna-a-a-2020-2021 non ha visto l’aggiudicazione di tutte le SIM, semmai potrebbero mettere a bando le sim rimanenti (le 11144 sim sono state effettivamente attivate?). Non c’è un piano straordinario dell’Ateneo per garantire la connettività gratuita agli studenti?
Siano garantiti i servizi minimi (come il prestito su appuntamento) ma siano chiuse le Sale studio e le biblioteche per consultazione, i nostri studenti non siano privilegiati rispetto ai milioni di ragazzi di primarie, medie e superiori che studiano in DAD.
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