Cari/e Colleghi/e
apprendiamo da organi di stampa (sulle pagine bolognesi dell’edizione locale del Corriere della Sera) e troviamo conferma nella pagina dei bandi del sito del Dipartimento di Storia Cultura e Civiltà che l’Alma Mater ricerca figure di volontario disponibili a prestare a titolo gratuito la propria attività di collaborazione ai servizi bibliotecari.
Questo è il link:
http://www.disci.unibo.it/it/bandi/bando-per-aspiranti-volontari-per-attivita-di-collaborazione-gratuita-presso-la-biblioteca-del-disci.
Questa operazione che mortifica il concetto di lavoro stesso, segna il picco della cultura politica liberista dei servizi e del lavoro pubblico.
Difatti, la parziale e insufficiente stabilizzazione di lavoratori a tempo determinato attuata a cavallo del 2017 se da una parte ha portato alla trasformazione di contratti di lavoro da precari a stabili, tuttavia non fa parte della vera strategia dell’Alma Mater in materia di Lavoro, che è opposta: l’abbattimento del precariato, cioè, è solo l’operazione di facciata, per nascondere le vere intenzioni dell’Ateneo, che consistono nella precarizzazione di vaste aree dell’amministrazione.
È del tutto evidente che i servizi fondamentali dell’Ateneo sono sempre più scoperti: vedi biblioteche, segreterie studenti (dove il personale in estate non riesce nemmeno a organizzarsi per le ferie), uffici centrali, segreterie di dipartimenti e manutenzioni.
Persino i Direttori dei Dipartimenti da tempo sollevano la questione.
Se poi diamo un’occhiata alla ricerca la questione non cambia: la precarizzazione è sempre più spinta.
Per non parlare, inoltre, dei lavoratori in appalto, ancora oggi pagati una miseria.
Non sarà la caotica riorganizzazione o il rilancio della “mitica” terza missione a risolvere il problema.
Men che meno sarà il faraonico (e irrealistico) piano edilizio da 300 milioni di euro in tre anni a salvare l’immagine di innovatore che il rettore ha saputo costruirsi: questa immagine si sta sfracellando contro la dura realtà di un Ateneo, sempre più rivolto al taglio dei diritti di tutti coloro che quotidianamente lo tengono in piedi.
I volontari sono solo un esempio, ma potremmo anche citare i nuovi tirocinanti, i borsisti, i contratti di collaborazione e gli studenti part-time che spesso sostituiscono i lavoratori stessi.
Ad oggi i mezzi e le normative per poter assumere ci sono, ma il Rettore non li vuole utilizzare.
Siamo al vero e proprio sfruttamento.
Noi chiediamo invece al Rettore di imboccare l’unica strada virtuosa, ovvero: stabilizzare tutti i precari Unibo, utilizzando la Legge Madia e i concorsi riservati e, nel contempo, pianificare una seria e corposa politica di assunzioni. |